Bleach Soul Society

Always in my Heart

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    © CopyRight Bleach Soul Society - 2006/08





    Always in my Heart




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    La primavera era alle porte.
    Il freddo invernale stava cedendo spazio -giorno dopo giorno- a venti più caldi, ed il profumo dei primi fiori cominciava ad impreziosire la Seireitei.
    Il Capitano Sanada sollevò lo sguardo dalla scrivania, rivolgendo gli occhi al cortile sottostante.
    E alle reclute che lì si allenavano.
    Quante generazioni aveva visto passare da lì? Ormai aveva perso il conto.
    Erano trascorsi troppi anni.
    Eppure il miracolo che permetteva alla Soul Society di continuare a esistere era ancora in atto, grazie al sacrificio ogni giorno del Gotei XIII e dei suoi uomini.

    Un sorriso stanco attraversò il volto segnato dagli anni, nel vedere -poggiata su un cassetto- una fotografia ormai sbiadita da tempo, scattata il giorno della sua investitura.
    Ah... quante cose erano cambiate a allora.
    Solo l'eterna guerra tra Shinigami. Quincy e Hollows era rimasta tale.
    Eppure, mai come in quel momento quella guerra gli era sembrata tanto lontana.

    Tanti amici erano arrivati, e allo stesso modo se ne erano andati.
    Il campo di battaglia per alcuni, L'età avanzata ed un addio più in sordina per altri.
    Altri ancora avevano fatto perdere le loro tracce, scomparendo nel tempo dalla memoria della gente.
    Felio non aveva dimenticato nessuno di loro. Amici e nemici indistintamente.
    Erano le persone vissute attorno a lui ad averlo reso quello che era.
    Nel bene e nel male.

    Eppure, anno dopo anno, il peso che portava sulle spalle si era fatti sempre più gravoso.

    Poi all'improvviso, avvenne.

    Una fitta al petto.

    Impietosa, secca, dolorosa.

    Erano mesi che non accadeva, e mai con questa intensità.
    Questa volta era diverso.
    Lo avvertiva.

    Un brivido gelido attraversò il vecchio Capitano.
    Conosceva bene il suo corpo, ed era consapevole di cosa si trattasse. Lo aveva sempre saputo in effetti.
    Che il suo corpo, che il suo spirito avessero retto così a lungo non aveva mai avuto una spiegazione logica.

    Degenerazione del Saketsu, l'avevano chiamata.
    Non c'era una spiegazione sicura, come non c'era una cura.

    Lentamente e inesorabilmente il suo Konpaku stava cedendo. La fatica, le ferite, la pressione spirituale o semplicemente il tempo accumulato lo avevano eroso.

    Era arrivata la fine? Stranamente la cosa non lo faceva sentire triste. Certo, c'erano tante cose che avrebbe ancora voluto fare, eventi a cui assistere, questioni in sospeso da risparmiare alle nuove generazioni.

    No. Erano tutte scuse.
    Aveva accettato la cosa da tempo.

    Aveva avuto una bella vita, molto più intensa di tante altre. Aveva gioito, sofferto, riso e pianto, amato ed odiato.
    La sua era stata un'esistenza degna di essere vissuta.
    Poteva dirsi soddisfatto.

    Le dita della mano scorsero lungo la pelle solcata da piccole rughe, passando tra i capelli ingrigiti.

    Con un sospiro, posò la penna.
    I suoi sottoposti avrebbero pensato al resto del lavoro di quella giornata.

    Mise in ordine i pochi fogli rimasti sulla scrivania e -con non poca difficoltà- si alzò.
    Quanti ricordi conteneva quel piccolo studio? Ogni fotografia, quadro, stampa avevano qualcosa da rammentargli.
    Harutsubame era al suo fianco.
    Erano una sola cosa, lo erano sempre stati.


    Facendo appello alle poche energie si issò dalla scrivania e, sostenendosi al muro, arrivò alla porta.

    Avvolto dalla luce del giorno, li vide.
    Erano tutti lì ad aspettarlo.

    Shinodari Akainin sensei. Oh, quanto tempo era passato da allora... Lo aveva accolto al Seireimon in un passato divenuto ormai storia, si erano salutati da pari.

    Mizuiro Kennosuke, Shinigami di rara bontà e determinazione. Non aveva mai avuto modo di dirgli quanto il suo esempio lo avesse aiutato.

    Accanto a lui le figure di Ian-kun e Federick-kun sorridevano radiose. Forse non i più potenti Dei della Morte, ma tra i migliori commilitoni con cui aveva avuto l'onore di combattere.

    Rie Shitaya. Forte ed affascinante, era stato un'onore per lui averla conosciuta.

    Kangae Natsuno, capace di mantenere la propria umanità nei peggiori campi di battaglia che avessero mai affrontato. Un medico straordinario... Ed una vera amica.

    Tarya Hinatoshi. Era divenuta Shinigami per trovare una nuova strada nella vita. Felio non sapeva se ci fosse riuscita, ma si augurava con tutto il cuore di si.

    Harin Makimachi, forse la migliore tra le sue allieve. Chissà se il destino le aveva concesso una vita felice come quella che si meritava?

    Il suo cuore ebbe un sussulto mentre Yuuki Fon si sporse in avanti, salutandolo con espressione gioiosa.
    Chiudendo gli occhi, scosse la testa. Neppure la fine del mondo avrebbe potuto cambiarla.

    Hay Sadeki e Sven Vollfield effettuarono un morbido saluto militare, privo di formalità. Non aveva avuto modo di conoscerli a lungo, ma pur appartenendo a due mondi tanto diversi si era creato tra loro un legame indissolubile.

    Appoggiato ad una colonna, i capelli lunghi appena mossi dal vento, Shin Kazama sogghignò. Erano stati alleati e nemici, si erano protetti le spalle a vicenda ed avevano cercato di uccidersi.
    Descrivere il loro rapporto non sarebbe stato facile, ma Felio ricambiò il saluto.
    Il passato non diminuiva la gioia nel vedere un volto amico.

    Due -anzi, tre- figure riuscirono a sorprenderlo.
    Due Hollows, ed una ragazza.
    Il suo corpo a distanza di tanti anni portava ancora i segni dei loro incontri. Shinryu e Painter, due dei più pericolosi ricercati della Soul Society.
    O meglio... Shinryu, e Alizabetha.
    Sul possente drago non c'era molto da dire, vista la paura che ancora oggi il nome dell'essere suscitava negli Dei della Morte.
    Grande era stato il suo stupore nello scoprire quale volto si celasse dietro l'inespressiva maschera in una creatura che aveva odiato sin da quando era divenuto Shinigami e sulla quale mai era stato in grado di avere ragione.
    Da allora molte cose erano cambiate, e sguainare la Zampakuto aveva assunto -per entrambi- un significato molto più grande.

    Con espressione riconoscente gli occhi di un verde ormai spento ricambiarono il saluto imbarazzato di Arika Hikifune. Quanti grattacapi gli aveva dato quella ragazza... Eppure mai si era pentito della sua scelta.

    Con il più caldo dei sorrisi, Suzu Serizawa e Matamune sensei fecero ricordare al vecchio Capitano cosa fosse davvero la nostalgia.
    Ah... quanto doveva loro? Probabilmente non sarebbe bastata l'intera storia della Soul Society a ringraziarli per ciò che avevano fatto per lui.

    Capelli biondi, volto in parte tatuato, il più carismatico e rassicurante dei sorrisi.
    Takeo Kikuta. Amico, fratello e rivale. Un'uomo a cui avrebbe affidato la propria vita senza la minima esitazione: gli anni trascorsi assieme, le sfide affrontate come un solo individuo erano qualcosa che mai -neanche per un istante avrebbe dimenticato.

    Poi la vide, davanti a sé.

    I corti capelli biondo platino, il ciuffo di un viola così intenso da sembrare irreale.

    La divisa dell'Accademia in perfette condizioni.

    Rin Hisegawa. Era lì, bella e irraggiungibile come la notte prima della cerimonia alla Shin'O.

    -Mi spiace, ti ho fatto aspettare- disse Felio, con una voce che non era più sua da molti, moltissimi anni.

    I capelli, del colore della cenere erano ora neri e lucenti.
    La pelle, rigata dall'età era nuovamente liscia.
    Gli occhi appannati avevano riacquistato colore e intensità.

    Lei scosse la testa.
    E sorrise.

    Felio aprì le braccia, alzando il volto verso il cielo azzurro sopra di sé.
    Era in pace adesso.
    Non c'era più niente da dire.


    La strada che aveva percorso non era mai stata comoda o banale.
    Il ragazzino era diventato uomo, e l'uomo a sua volta si era fatto vecchio.
    Era tempo per lo Shinigami di posare la spada.

    La luce, calda e nostalgica, lo avvolse.
    E mentre i suoi occhi si chiusero un'ultima volta, Felio Sanada mormorò una sola parola.

    Non a una singola persona, ma a qualcosa di molto più grande.
    Un riconoscimento a qualcosa che, per così tanti anni, gli aveva permesso davvero di essere vivo.




    -...Grazie.-






    Afterwords


    Ci è voluto tanto per scivere questo breve post, e non certo per pigrizia.
    Devo tanto a BSS e ho ritenuto doveroso concludere la storia di Felio Sanada con quest'ultimo post.

    Quest'ultimo "Grazie" di Felio è a tutti voi e a BSS, che nel corso degli anni avete rappresentato una parte davvero importante della mia vita.

    Sono davvero felice di aver fatto parte di questo magnifico progetto che è BSS assieme a voi, e conserverò per sempre nel cuore le parole che -post dopo post- ci siamo detti tramite i nostri amatissimi avatar.

    Grazie di cuore.
    E possa questa esperienza GDRistica avere un peso nelle vostre vite come è stato per me.


    Felio86
    Giocatore, Utente, Admin
     
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