Bleach Soul Society

Rinascita in Bianco

Arrivo di Axel Keifer

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    …Fine del 2009 - Giorno del diciottesimo compleanno di Axel Keifer


    Il rumore della chiave che gira nella serratura durò per un attimo, poi la porta in legno del piccolo cottage situato nella periferia della piccola cittadina si spalancò ed un giovane con una cartella in spalla entrò con passo sicuro di moderata velocità, mento alto, schiena dritta e mano destra in tasca.

    Sono a casa

    Il ragazzo entrando annunciò al padre il suo rientro a casa situata in una cittadina dell’Inghilterra. Non era molto grande, entrando dalla porta posta al centro della facciata dell’abitazione rivolta alla strada si poteva notare il salotto sulla sinistra, composto da: televisione(che restava quasi sempre spenta), un divano a due posti ed una poltrona (riservata al padrone di casa). A destra invece si trovava un tavolo da cucina di medie dimensioni, passando avanti si poteva arrivare alla cucina. Era una bella giornata di sole, la luce filtrava dalle finestre e colpiva il bianco dei muri. Posò la sacca a terra, e si guardò intorno: la casa era deserta, sul tavolo si trovava il pranzo che era già stato preparato.
    Quella non era una cosa a cui Axel era abituato: suo padre non preparava il pranzo da quando lui aveva compiuto sette anni ed era stato in grado di arrivare al piano cottura, lo aiutava solo con il forno. Ogni volta si giustificava con un basso borbottio, come se volesse mettere in chiaro che il suo comportamento non era quello di un padre protettivo, ma piuttosto quello di un padrone di casa che non vuole spendere soldi inutili per colpa di un incapace che non sa fare una cosa basilare come usare il forno.
    Suo padre non si sarebbe mai sognato di preparargli il pranzo, piuttosto avrebbe rinunciato a mangiare lui stesso. Ma ora il tavolo era già preparato: tovaglia, tovagliolo, acqua già versata nel bicchiere e un piatto di pasta. Forse non era un pasto da re ma il solo fatto che ci fosse qualcosa di commestibile sopra al tavolo era un fatto degno di nota. Ma c’era qualcos’altro che attirava l’attenzione del giovane: c’era un piccolo biglietto piegato in due sotto il bicchiere. Axel si avvicinò alla tavola mentre indossava ancora la giacca e prese il foglio piegato perfettamente in due.

    Ma che significa? Potrebbe essere un rapimento o un qualche enigma a cui vuole sottopormi?

    Lesse freneticamente il biglietto, improvvisamente preso da un ansia inspiegabile: per quello che ne sapeva lui suo padre poteva essere un latitante quanto un ex-soldato con dei conti in sospeso con qualche pericoloso criminale. Il giovane Keifer non era un tipo che perdeva facilmente il controllo, ma quel fatto stranamente lo agitava. Rilesse ancora questa volta ad alta voce: voleva essere sicuro di aver capito bene ciò che c’era scritto.

    Ti ho insegnato tutto quello che c’era da sapere su come essere un uomo, ora puoi anche cavartela da solo. Dentro il primo cassetto, in alto a sinistra, della dispensa troverai delle istruzioni, dovresti essere in grado di capirle. Addio.
    Tuo padre


    Delle istruzioni? Per cosa? Perché se ne era andato senza dire nulla? che si sia cacciato in qualche guaio e non vuole tirarmici dentro…?
    No, non è da lui… l’unica cosa da cui posso ricevere, probabilmente, delle risposte sono queste “istruzioni” …

    Si recò alla stanza della casa adibita alla cucina, la dispensa in legno si trovava sopra al forno. Aprì il primo cassetto “in alto a sinistra” un dettaglio inutile: lo avrebbe capito comunque. Voleva sapere sempre di più cosa stava succedendo: tutto questo non aveva senso. Prese i due pezzi di carta: il primo era un assegno e l’altro era un atto che dichiarava che suo padre dava al figlio la possibilità di prendere decisioni riguardanti casa e averi della famiglia Keifer.

    Quindi non tornerà più o comunque per un bel po’ di tempo...
    Il secondo era un piccolo biglietto di carta con su scrittoContinua ad Allenarti Nessun indizio…e comunque suo padre sapeva che avrebbe continuato comunque ad allenarsi, perché precisarlo? Girò il biglietto, lesse ad alta voce:

    24y - Malta - Pembroke, "Der Altschloss".


    …Estate del 2015 Malta – Aeroporto Internazionale di Malta

    Era stata una bella giornata di sole, come quel giorno del 2009. Era caldo a Malta, molto più caldo che in Inghilterra, il sole colpiva il terreno e la gente con forza. Era sera nella piccola isola e il sole si era fatto meno aggressivo quando l’aereo dove Axel Keifer volava atterrò. Era stato un volo tranquillo, senza scossoni e senza bambini che calciavano il sedile o piangevano disperati. L’uomo seduto vicino al ragazzo aveva dormito per tutto il tempo e aveva miracolosamente russato poco: era riuscito a godersi perfettamente il viaggio, aveva guardato fuori dal finestrino mentre ascoltava la musica e aveva ordinato da bere. Da quando aveva trovato quei biglietti era stato tormentato dalla curiosità… c’erano così tanti punti interrogativi in quella faccenda. Se l’era cavata bene per 6 anni, aveva mantenuto un discreto tenore vita con i soldi di suo padre e quelli che guadagnava con vari lavori occasionali, ma ora voleva sapere perché suo padre aveva lasciato quei misteriosi biglietti: cosa c’entrava Malta e soprattutto voleva sapere cosa c’entrava il castello di Pembroke. Der Altschloss era tedesco e significava: “Il vecchio castello” quindi doveva per forza recarsi all’antico edificio: forse li avrebbe trovato le risposte che cercava. Non sapeva neanche perché fosse andato a Malta, non riusciva a trovare una spiegazione ma comunque sapeva che suo padre non era tipo da fare stupidi scherzi (e comunque non era uno scherzo, non aveva sue notizie da ben sei anni) o da troppi giri di parole, se aveva fatto tutto questo di sicuro c’era un motivo valido: qualcosa che lo teneva lontano dalla propria casa e dal proprio figlio per sei anni senza che nessuno avesse mezza idea delle sue motivazioni. Questo era quello a cui pensava il giovane mentre trascinando la valigia e schivando la gente si dirigeva all’uscita dell’aeroporto. Si avviò al centro informazioni per vedere dove poteva trovare una navetta che lo portasse fino a Pembroke: non voleva perdere tempo aveva aspettato abbastanza e lui non aveva la pazienza di attendere fino al giorno dopo.

    …Trenta minuti più tardi – Malta, Pembroke

    Era sera, buio e il quartiere era deserto. I turisti erano ormai andati a dormire da un pezzo e sebbene fosse notte non era affatto freddo, al contrario di come sarebbe stato dalle sue parti. Camminava veloce e con il mento alto, la giacca sulle spalle, sopra la camicia bianca e i jeans che nell’oscurità della notte sembravano neri, quando passava sotto un lampione la sua ombra si rifletteva sul terreno e quest’ultima poteva essere scambiata per uno degli spettri che tanto tormentano le notti dei bambini e degli uomini e quegli spettri, lui non lo sapeva ancora, sarebbero stati presto parte della sua vita*. Malta era famosa per la sua vita notturna ma (per sua fortuna) il distretto notturno era a est di Pembroke. Poteva vedere qualche leggero fascio di luce che si faceva strada nel cielo nero come la pece, sì, per sua fortuna il quartiere era deserto e poteva fare le sue ricerche in pace. Continuò quindi il suo cammino nell’ oscurità: lo sguardo fisso sull’ombra del vecchio castello dove voleva e doveva arrivare: era ormai questione di un centinaio di metri e sarebbe arrivato alla sua meta. Non sarebbe successo nulla? Sarebbe stato sicuramente contrariato, ma continuò comunque a camminare con un sorriso soddisfatto stampato in faccia e lo sguardo determinato: lui sapeva che qualcosa sarebbe successo e per qualche motivo ne era felice. Ma sapeva anche che quello che stava per succedere non sarebbe stato neanche del tutto piacevole: forse, se non fosse stato attento avrebbe potuto correre il rischio di farsi male sul serio.

    Okay finito. Sono stato un po' impegnato negli ultimi giorni per questo ci ho messo un po'.
    Scusate se ci sono errori o se ho scritto troppo poco. (Non mi sono sbilanciato con la lunghezza essendo il mio primo post) Migliorerò con la pratica.
    -Non dovevo avvertire nessuno prima di iniziare...giusto?-
    *Forse: spero di riuscire ad entrare nell'ordine almeno >_<
     
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    Weizen Weidergeburt
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    Così continui a camminare, per le vie della città.
    Sino, appunto, ad arrivare ad un centinaio di metri.
    Ed è lì che un ostacolo si para davanti ai tuoi occhi.
    Un qualcosa di forse prevedibile.
    E forse, in un certo senso inevitabile.
    A pochi metri da te, su uno spiazzo di circa dieci metri.
    Una sottile striscia di acciottolato.
    E lì all'ombra del castello, che si estende a perdita d'occhio...
    Una recinzione.
    Già, una lunga recinzione di metallo.
    Rete metallica, la cui parte inferiore è assicurata al terreno da profondi picchetti metallici.
    La parte superiore invece, è interamente ricoperta da lunghi filamenti di filo rasoio.
    A intervalli regolari, cartelli recitano in svariate lingue un avviso.
    Tedesco, inglese, italiano, Russo, Cinese, Giaponese e Arabo.
    Un unico laconico messaggio.
    ATTENZIONE
    Zona militarizzata, divieto di accesso

    Poco più oltre, all'ingresso del castello, noti un paio di piccole strutture di cemento.
    E al loro interno due persone.
    Sagome vestite di uniformi tipicamente militari.
    Mimetica e fucile poggiato al fianco.
    Parlano tra loro come se niente fosse.
    Così rimani a guardare qualche minuto.
    Magari il posto è sbagliato.
    Magari c'è qualche errore...
    No, non è così.
    Quando senti un rombo subsonico lo capisci.
    Un enorme aereo da trasporto, un C-130, se proprio vogliamo essere precisi, passa sopra di te, a volo radente.
    Sfiorando la fortezza.
    Vedi le luci di posizione, scorrere lungo il fianco della montagna e atterrare.
    Seguendo i fasci di luce che avevi visto in precedenza.
    Una base militare.
    La base militare di Pembroke se proprio vogliamo essere precisi.
    Questo però solleva una domanda.
    Questo è il luogo in cui dovevi essere.
    E' chiaramente il luogo indicato.
    Quindi...
    Se proprio devi entrare...
    Come fare?
    Di sicuro questo accesso è troppo sorvegliato per fare alcunchè.
    Di opzioni ce ne sono tante.
    Passare per la porta principale domattina è una.
    Ma anche scavalcare al recinzione di nascosto è un'altra.
    In questo caso le colline attorno al perimetro della base potrebbero essere una idea migliore.
    Molte opzioni, per un solo obbiettivo.
    Cosa fare adesso, è solo una tua scelta.

    - - - - - - - - - - ╬ - - - - - - - - - -



    Nel frattempo, ben lontano dallo sguardo del ragazzo, una figura osservava dalla stretta feritoia a croce sulle mura la sua presenza.
    Le torce alle sue spalle illuminavano con la loro tiepida luce un mobilio spartano, antico, che ben stonava con la modernità la fuori.
    Ma questo non era importante, la storia entro quelle mura, aveva dato vita al progresso la fuori.
    L'interno della fortezza era sacralità, era meditazione, era purezza.
    Niente della corruzione dell'esterno doveva macchiare quella conoscenza.
    La sagoma flettè le dita guantate.
    Il metallo dell'armatura che indossava promanò un leggero stridio nell'aria.
    Non abbastanza da essere fastidioso, quantopiù musicale.
    La mano sinistra invece giaceva appoggiata al fianco, riposando sopra il pomolo della spada.
    Era in tutto e per tutto una figura che pareva uscita da un libro di storia.
    Guarda Pasanius, cosa vedi qua fuori?
    Chiese, i lunghi capelli rosso fuoco parevano avvampare alla luce delle torce.
    Lo sguardo severo, pareva scolpito nel ghiaccio.
    Eppure, nonostante tutto, neppure la freddezza di quelle iridi poteva celare il disgusto.
    Dalla porta, accompagnata da un leggero rumore di passi, giunse un'altra figura.
    Più magra, in gran parte grazie alla mancanza di armatura, si inchinò rispettosamente, prima di prendere un calice dalla pesante scrivania addossata alla parete.
    Cosa vedo, signore?
    La sorpresa sul volto del nuovo arrivato durò a malapena qualche istante prima di essere sostituita dalla certezza.
    Vedo la città mio signore, la città che ospita la nostra fortezza.
    I confini del nostro territorio... e un giovane, intento a scrutare il cancello, mio lord.
    Non vorrei sembrare azzardato, ma direi anche che il suo reiatsu prova la sua predisposizione ad essere uno di noi.

    L'uomo in armatura sorrise debolmente, sedendosi sulla poltrona che aveva vicino.
    Allungò una mano e prese a sua volta il calice, attendendo che il suo compagno lo riempisse di vino.
    Il liquido color rubino scivolò nella coppa come sangue, riempiendo l'aria di un aroma ferrigno.
    Lo portò alle labbra e ne bevve un lungo sorso, prima di poggiarlo a terra, e lanciare un lungo sguardo di pietà oltre la finestra, laddove iniziavano le case.
    E così tu vedi il futuro Pasanius... ammiro la tua fiducia nel mondo.
    Io invece... vedo solo il buio.

    Pasanius inclinò la testa con aria incuriosita.
    Il suo signore era famoso per essere un uomo alquanto mercuriale, prono a numerosi sbalzi di umore.
    Ma un simile pessimismo non era da lui.
    Ovviamente non poteva riferirsi all'impossibilità di vedere.
    Il maestro aveva una vista di molto superiore a qualunque essere umano, persino di notte.
    Molto migliore anche della sua.
    Il buio, milord?
    E l'altro rispose, con aria pensierosa.
    Un'ombra di tristezza sul volto.
    Esatto, il buio, Pasanius.
    Dove tu vedi le case, la città, spire di marmo bianco e il frutto dell' ingegno umano, io non vedo altro che debolezza e corruzione.
    Uomini deboli generano stirpi deboli, tronchi esili danno vita a foglie malate.
    Sempre più apprendisti non ultimano il loro addestramento, sia per la poca determinazione o per la morte in battaglia.
    Sempre più vite vengono spezzate dagli hollows ad ogni scontro, e i pochi di noi che ancora sono validi invecchiano ogni giorno di più.
    Siamo assediati, Pasanius, assediati dal tempo e dalla debolezza.
    Come bestie vecchie e malate ci avviciniamo all'estinzione.

    Si fermò, e bevve ancora.
    Per poi porgere di nuovo la coppa al compagno perchè la riempisse.
    La malinconia sostituita da un sorriso bonario sul volto.
    E ben presto tornò ad essere il cavaliere di sempre.
    Ma forse hai ragione tu, mio vecchio amico.
    Forse il futuro non è così cupo.
    Una selezione più dura genera frutti migliori.
    Ma ora vieni e siediti, raccontami di come procede l'addestramento.
    La notte è giovane e questo vino non si finirà da solo.

    Sospirò e aggiunse, mentre muoveva una sedia.
    Già.
    Forse il tempo ti darà ragione...

    Pasanius lanciò un ultimo sguardo dalla finestra in direzione del giovane.
    E si limitò a sorridere con un sorriso amaro.
    Lo spero, mio signore.
    Spero davvero, che sia così.




    E così ha inizio.
    Sfortunatamente il tuo progetto di visitare il castello non è andato a buon fine.
    D'altronde, non tutti possono accedere così facilmente ad una base militare.
    Dunque che cosa farai?
    La scelta, è tua.

    NOTA DEL QM:
    - La recinzione delimita l'intero perimetro del castello e delle campagne circostanti l'aereoporto.
    Non è elettrificata, nel caso tu la voglia attraversare con la forza, ma nel caso avrai bisogno di un paio di cesoie.

     
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    Parlato
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    Nell’oscurità non l’aveva notato finchè non si era ritrovato davanti all'ingresso e all’inaspettata ma realistica realtà.
    Non aveva neanche immaginato quello che ora poteva vedere con i suoi occhi: per lui quello era sempre stato un luogo turistico
    Sapeva che entrare nel castello di notte non sarebbe stato semplice: si aspettava una recinzione e aveva anche calcolato di dover evitare una o due guardie... ma non era nei suoi piani quello che si trovava davanti: anche se era dannatamente sensato.
    Aveva avuto un sacco di tempo a disposizione per informarsi ma non l'aveva fatto e questo non era da lui: avrebbe raccolto una lunga lista di informazioni sull’antica rocca e su Malta in generale.
    Dopotutto, però, ogni cosa di questa faccenda era totalmente insensata: non aveva una valida ragione per andare a Malta ed entrare nel castello di Pembroke… a parte forse una semplice visita turistica.
    Era forse il posto sbagliato? No, ne era sicuro: la conferma gli arrivò dopo che un velivolo passò sopra la sua testa ed andò ad atterrare dietro alle colline.
    Trovandosi lì, davanti ad una solida recinzione di metallo si rendeva conto della sua mancanza e per un attimo si chiese se dovesse per forza andare avanti.
    Doveva per forza entrare e correre il rischio di essere sorpreso mentre si infiltrava come un banale ladro in una base militare? No.
    Tanto valeva andare in albergo, riposarsi per tornare il mattino successivo e visitare il castello come un normale turista, farsi un idea della situazione in generale e decidere cosa fare.
    Ma neanche per sogno
    Era lì e non aveva intenzione di tornare il giorno dopo. Avrebbe scavalcato la recinzione anche a costo di ferirsi per colpa del filo spinato: non era abituato a mollare così facilmente. Era una situazione quasi divertente: Axel Keifer giungeva alla sua meta dopo sei anni di attesa forzata, per scoprire che quello che pensava essere un semplice luogo turistico era in realtà usato come estensione della base militare e su due piedi decideva di entrare, per finire magari catturato e sbattuto fuori a calci o nella migliore delle ipotesi arrestato.
    Era quasi come se avesse bisogno di questo.
    Aveva bisogno di una vacanza dalla sua noiosa vita.
    E quale occasione di svago migliore di un infiltrazione in una zona militare?
    Sì, Tutto sommato la sua situazione era tragicamente divertente.
    Sono davvero disperato se ho bisogno di entrare in una base militare per puro divertimento personale.
    Si concesse qualche attimo per studiare l’ambiente circostante ed elaborare una strategia che rientrava nei limiti della decenza, era rimasto lì abbastanza e qualcuno poteva iniziare a chiedersi per quale motivo quel ragazzo si trovava lì, domanda la cui risposta non era ben nota nemmeno ad Axel stesso.
    La recinzione si estendeva a perdita d’occhio, la parte inferiore sembrava essere solidamente fissata al terreno mentre la parte superiore era ricoperta da filo spinato. Poteva vedere inoltre le strutture di cemento il cui scopo era quello di ospitare le guardie: militari armati di fucile, che stavano tranquillamente conversando fra loro.
    Forse nessuno si era accorto della sua presenza, ma decise di agire comunque in modo prudente.
    Beh, a quanto pare ho preso la strada sbagliata
    Sì avvio quindi per la strada di Pembroke più vicina alla recinzione.
    Avrebbe camminato per una decina di minuti parallelamente alla barriera, per poi passarci sotto o scavalcarla e pensava anche che passando per la città avrebbe potuto trovare qualcosa che lo avrebbe aiutato a superare la recinzione: per esempio delle cesoie o una pala.
    Venti minuti dopo, circa due chilometri più in là…
    Riusciva ancora a vedere la sagoma del castello e ancora non riusciva a scorgere la fine della recinzione.
    Era stato fortunato: era riuscito a trovare delle cesoie da un ferramenta e pagando una somma un po’ più alta del normale era riuscito ad evitare domande indesiderate.
    Tra qualche anno mi ritroverò ad entrare nell’area 51 di nascosto…
    Ora era davanti allo steccato, in una zona isolata e pronto ad entrare.
    Tagliò un pezzo di filo spinato lungo abbastanza per poter passare senza ferirsi, scavalcò la barriera e si lasciò cadere dall’altra parte.
    Quindi si avviò in direzione del castello di Pembroke intenzionato ad entrare.
    Si sarebbe avvicinato lentamente alla rocca, avrebbe cercato un ingresso poco sorvegliato e approffittando della prima occasione si sarebbe infiltrato all’interno per una piccola visita turistica fuori orario.

     
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    Weizen Weidergeburt
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    La notte è buia.
    Fa freddo, ed è diventato decisamente più umido da quando hai oltrepassato la recinzione.
    Senza dubbio, anche in virtù del sudore che ti inzuppa la schiena.
    Non è stato facile.
    Non solo tagliare il metallo e il temibile filo rasoio.
    Ma soprattutto sopportare la paura.
    Il panico, nel sentire rumori di piedi avvicinarsi e poi allontanarsi.
    L'ansia.
    Il fiato sospeso.
    Perchè violare questo spazio, come indicano i cartelli, è una offesa punibile con la morte.
    Eppure, ogni volta i passi si allontanano.
    Ogni volta le torce puntano altrove.
    Ogni volta le voci si fanno più silenti.
    E tu puoi tornare alla tua infiltrazione.
    Oltrepassi il metallo e il ferro.
    L'alluminio affilato e la wire-mesh così sottile da sembrare corde di pianoforte.
    Il rumore delle cesoie è ritmico e quasi ipnotico.
    *snap*
    *snap*
    *snap*
    Un lavoro titanico, ma alla fine, come tutte le imprese, ha termine.
    E tu, il passaggio finalmente libero, puoi scivolare oltre.
    Il primo impatto con il terreno è più facile di quello che potevi supporre.
    La terra è smossa, coperta da un fitto manto erboso, umido per l'avvento della sera.
    Sufficientemente soffice da attutire l'impatto.
    Attendi il tempo necessario per riacquisire la postura eretta e poi via, rapido come un fulmine nel buio.
    Verso il castello, in linea teorica.
    Facile, non c'è modo di non vederlo.
    Il problema però è arrivarci.
    Perchè li vedi.
    Numerosi gruppi di soldati, a giudicare dall'uniforme, pattugliano il perimetro.
    Camion, riflettori, sirene pronte a suonare al minimo cenno di allarme.
    Ma soprattutto, armi.
    Sono tutti armati, e nonostante tu possa definirti un lottatore decente, probabilmente non saresti in grado di sconfiggere un militare addestrato.
    E se anche lo fossi...
    Beh, certamente non saresti in grado di schivare dei proiettili.
    Così, basso, celato dall'erba alta, inizi a strisciare lungo il perimetro, alla ricerca di un buon punto in cui entrare.
    Una zona d'ombra.
    Un varco in questa apparente impenetrabile muraglia di luce e sorveglianza.
    Una cosa è certa, questa illuminazione a giorno è senza dubbio efficiente.
    Già..
    Efficiente.
    Persino troppo per essere una normale base.
    Per di più in una isola come Malta, notoriamente al di fuori di dispute internazionali o scenari di guerra.
    Potresti aspettarti una tale spiegamento di uomini in una base in Iraq, Afghanistan, Siria...
    Ma non in un paese Ricco.
    Che abbiano notato la tua presenza?
    No, improbabile.
    Sono rilassati, presumibilmente non sono a conoscenza della tua presenza.
    E allora perchè?
    Perchè tutta questa segretezza?
    A poco a poco il messaggio di tuo padre passa in secondo piano, mentre la curiosità aumenta.
    Purtroppo però, la tua ricerca è quantomai infruttuosa.
    Non è possibile con le tue capacità trovare il modo di entrare.
    L'unica possibilità sarebbe attendere un possibile cambio della guardia, un allentamento della sorveglianza...
    Così, sempre nascosto nell'erba, attendi.
    Attendi in silenzio.
    ancora e ancora, ma nulla pare succedere.
    Le guardie sono lì e non si muovono.
    Eppure non puoi fare altro se non aspettare...
    Aspettare...
    Aspettare...

    Sino a quando il tuo corpo non deve arrendersi.
    E attorno alle 4 di mattina, crolli addormentato.

    Troppa fatica, lo stress del viaggio.
    E poi la tensione.
    E' troppo da chiedere, persino per un fisico allenato come il tuo.
    Così scivoli lentamente nell'incoscienza.
    Lottando contro il sonno.
    Lottando contro la fatica.
    Scivoli piano piano tra le braccia di Morfeo.

    Questo sino a quando non ti svegli la mattina.
    E a svegliarti è la luce del sole.
    Il fruscio dell' erba.
    Il nitrito di un cavallo.
    Il rumore di zoccoli...
    ...
    Zoccoli?!?
    Immediatamente ti svegli, di soprassalto.
    Ti sei addormentato?
    Maledizione!
    Questo non va bene, affatto!
    E non solo.
    La testa gira leggermente mentre il sonno scompare rapidamente dal tuo sguardo appannato.
    Le giunture ti fanno tutte un male del diavolo.
    E come non potrebbero?
    Sei stato a dormire la notte all'aria aperta.
    E per quanto la temperatura sia mite, l'umidità non ti ha certo fatto un gran servizio.
    Ti scruti attorno, con aria incerta, e quando il sole scompare, la vedi.



    La sua testa si frappone tra il tuo sguardo e il globo solare.
    In sella ad uno splendido stallone bianco.
    Vestita con eleganti abiti da equitazione, linda, pulita, splendida.
    Occhi color del mare.
    Capelli biondi come il grano.
    Lineamenti eleganti e fieri, ti osserva.
    Un sorriso a malapena stemperato dal fastidio.
    Allunga una mano guantata verso di te e con una punta di stizza, mista a gentilezza esclama.
    Con voce morbida.
    Severa, ma cortese.
    Insomma, ma guarda un po' cos'altro mi doveva capitare.
    Dormire qua fuori, il giorno prima dell'inizio delle lezioni...

    Lezioni?
    Eh?
    Cosa diavolo sta dicendo?
    E perchè ti sta invitando a salire?
    Scommetto che sei sgattaiolato fuori per andare a goderti al bella vita eh?
    Ti è andata bene che ti abbia scoperto io...

    Aspetta qualche secondo e poi ti fa un occhiolino.
    Non preoccuparti, siamo stati tutti Neofiti un tempo.
    Avanti, su, devi ancora metterti l'uniforme, non vorrai arrivare in ritardo il primo giorno vero?
    Ma tu guarda, se non ti avessi beccato io, ti avrebbero espulso dall'accademia a tempo record!

    Accademia...
    Possibile...
    Possibile che ti abbiano scambiato per un membro della base?
    Uno scambio di persona?
    E poi...accademia?
    Sempre più misteri, sempre più cose bizzarre.
    Ma a quanto pare la fortuna ti ha dato una mano.

    Ora, resta da vedere quanto durerà.







    Dunque che cosa farai?
    Accetterai la mano che ti è stata offerta?
    Salirai a cavallo con questa misteriosa fanciulla?
    Oppure le dirai la verità e affronterai le conseguenze?
    E poi... accademia?
    Questa è una base militare, non ci sono accademie qui.
    Il mistero si infittisce, ma la tua avventura è appena iniziata.

     
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    Pensato
    Parlato ragazza

    In molti considerano la notte buia, silenziosa, calma e… solitaria.
    Non in quel luogo.
    Non nei dintorni di quel castello.
    Di quella “base militare”.
    Ogni passo.
    Ogni rumore.
    Ogni respiro poteva significare la fine.
    Quante volte ero rimasto con il fiato sospeso in attesa che tornasse il silenzio per continuare quella pazza impresa.
    Quante volte mi ero buttato nell’erba mentre un veicolo o un gruppo di uomini pattugliavano la zona e passavano magari a qualche metro dalla mia posizione mentre il cuore mi esplodeva nel petto.
    Superare una recinzione senza permesso.
    Entrare in una base militare e rischiare di essere ucciso.
    Prima e dopo essere entrato sentirsi costantemente braccato.
    La guardia era ad un livello di perfezione inimmaginabile.
    Ogni centimetro di quell’area enorme non veniva lasciato senza sorveglianza.
    Una pattuglia ogni quarto d'ora.
    Base militare… ma chi vogliono prendere in giro?
    Questo pensiero attraversò più volte la mia mente.
    Era evidente che c’era qualcosa che volevano nascondere… ma cosa?
    Se solo avessi avuto un aggancio, un piccolo indizio.
    Ma io non avevo niente.
    Non sapevo ancora con chi e cosa avevo a che fare.
    Mi sarebbe bastato un nome.
    Quel nome.
    Quel termine che io non conoscevo ancora ma che era impresso a fondo nella mia anima.
    Più andavo avanti, più mi avvicinavo al mio obiettivo... più la sorveglianza era ferrea.
    Non era stata sicuramente una cosa da poco.
    La paura di essere scoperto e ucciso.
    La paura amplificata dal buio della notte.
    La paura di non farcela.
    Il mio cuore batteva all’impazzata ad ogni minimo rumore.
    La mia impresa poteva finire in un attimo
    Potevo aver fatto tutto per niente
    Potevo morire come una persona normale
    Le parole che mio padre mi aveva lasciato scritte il giorno della sua partenza scomparivano piano dalla mia mente.
    Arrivai a non pensare più.
    Ad avviare una sorta di pilota automatico.
    Guardando solo avanti, cercando una via per entrare nel castello e passare quelle misure di sicurezza impensabili che avevano applicato in quel posto.
    Strisciando nell’erba alta come in un assurdo film d’azione.
    Strisciando nell’erba alta e bagnata. Senza farsi notare. Ignorando i fastidiosi insetti notturni.
    Strisciando nell’erba alta tenendo sempre un occhio sui miei avversari.
    Con l’ombra costante della paura attorno a me.
    Ma non tornai indietro.
    Continuai a proseguire "a testa alta".
    Fino ad arrivare nei pressi del castello.
    Soldati… soldati ovunque.
    Gruppi di guardie vestite in mimetica e soprattutto armate di tutto punto.
    Bastava un proiettile per farmi fuori.
    Era una sicurezza troppo perfetta: cominciai a dubitare di essere stato notato ma erano fin troppo rilassati.
    Cosa avrei potuto fare?
    Se uno di loro mi avesse visto sarebbe stata sicuramente la fine.
    Per l’ennesima volta pensai che non poteva essere possibile.
    Cosa c’era da proteggere con un così grande contingente di uomini?
    Ma soprattutto a Malta non ci sono grandi pericoli.
    La piccola isola era sempre stata fuori dai conflitti internazionali.
    Non mi ero informato molto ma almeno di questo ero sicuro: non c’era nessun tipo di guerra a malta.
    Non potevo fare niente.
    Non potevo tornare indietro.
    Non potevo avanzare.
    Potevo solamente aspettare il primo cambio di guardia.
    Passarono le ore ma il numero delle opportunità che avevo per entrare non cambiò.
    Zero
    ---------------------------------------
    Con estrema impazienza aspettavo.
    Nascosto nell’erba alta aspettavo.
    Al limite della pazienza aspettavo.
    Fino a quando la stanchezza non ebbe la meglio.
    Il mio corpo, stremato, era giunto ormai al suo limite.
    Piano le mie palpebre cominciarono ad abbassarsi.
    Scivolai gradualmente tra le braccia del dio del sonno fino ad addormentarmi profondamente.
    ---------------------------------------------------------------------------------------

    Il mattino successivo ero sdraiato per terra completamente addormentato.
    Solo dopo aver sentito il nitrito di un cavallo e il rumore dei suoi zoccoli mi risvegliai di colpo.
    La gravità della mia situazione mi colpì dritto in faccia, insieme al sole.
    Mi sono addormentato?
    Ero in una situazione orribile.
    Ogni piccolo movimento mi provocava una fitta di dolore.
    Dopotutto ero stato a dormire steso lì per tutta la notte.
    Poi la vedo.
    Una ragazza il cui viso è contornato da un alone di luce.
    Mi ritrovai a fissare i suoi occhi azzurri, del colore del mare che contornava Malta.
    <span style="color:#0093DD">Insomma, ma guarda un po' cos'altro mi doveva capitare.
    Dormire qua fuori, il giorno prima dell'inizio delle lezioni...
    *
    Emh... no... aspetta io…
    Lezioni?
    In una base militare?
    Scommetto che sei sgattaiolato fuori per andare a goderti la bella vita eh?
    Ti è andata bene che ti abbia scoperto io...

    Questa volta non riesco a rispondere e mi ritrovo a fissarla.
    Senza sapere cosa fare.
    Mi tende una mano e non so se accettarla o no.
    Non preoccuparti, siamo stati tutti Neofiti un tempo.
    Avanti, su, devi ancora metterti l'uniforme, non vorrai arrivare in ritardo il primo giorno vero?
    Ma tu guarda, se non ti avessi beccato io, ti avrebbero espulso dall'accademia a tempo record!

    Dovevo sembrare davvero patetico ancora straiato a terra.
    Con la camicia colorata di verde dall'erba.
    Eppure la dea bendata mi aveva favorito.
    E l'unica cosa che riuscii a fare fu sorridere mentre prendevo quella mano.
    E rispondere quasi come in trance...
    Sì, credo sarebbe davvero un peccato essere espulso dall'accademia.
    Grazie, non accadrà più.


    Okaay.
    Forse mi vedrete cambiare un po' il mio stile di scrittura: non ho mai scritto su un GDR e devo vedere come mi trovo meglio. ^^
    Perdonate gli errori e_e
    *Non riesco a capire perchè fa così :|


    Edited by Mikerg - 18/9/2015, 21:10
     
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    Weizen Weidergeburt
    - Pretender in the Perimeter -




    La fanciulla ti issa con facilità sul cavallo, dimostrando già di per se una forza non comune.
    Un delicato aroma simile a ciliegio si sparge dai suoi capelli, riempiendo l'aria.
    Il cielo è azzurro, intervallato da poche nubi sparse.
    Il profumo dell'erba verde, si sparge tutto attorno.
    Parrebbe quasi una scena idilliaca, se non fosse per i rumori industriali di sottofondo.
    Le rauche grida di ufficiali.
    I canti ritmati di chi marcia.
    Lo stridio meccanico delle turbine degli aerei e le basse e tonanti sirene delle navi.
    Già.
    Questa è Pembroke.
    Poi un movimento improvviso ti riporta alla tua situazione attuale.
    Un movimento del bacino, un leggero calcio ai fianchi del cavallo per incitarlo.
    Un comando con voce ferma, e la tua guida improvvisata spinge avanti il suo destriero.
    La bestia, un magnifico stallone bianco il cui aspetto è da solo una abbondante dimostrazione del suo pedigree parte dapprima con un leggero trotto.
    Poi, poco alla volta, guadagna velocità.
    E ben presto diviene un galoppo moderato.
    Via via che ti avvicini, inizi a realizzare le dimensioni del castello.
    Di notte, sembrava molto più piccolo.
    E con il passare dei minuti realizzi il perchè.
    Passato un promontorio, finalmente appare ai tuoi occhi in tutto il suo splendore.
    Quello che è visibile dalla città è solo il pinnacolo della fortezza.
    Il resto è sul crinale della scogliera, direttamente a picco sul mare!
    Le dimensioni sono mozzafiato.
    E' una piccola città, e ospiterà altrettanti occupanti.
    Puoi scorgere costruzioni metalliche sulle mura, e scavate nella roccia.
    Apparati radar, comunicazioni... e chissà cos'altro.
    Fa una bella impressione vero? Come immaginavo sei nuovo.
    Sono molti dei nuovi arrivati che fanno l'errore di scambiare la Turris Angelis per l' Atria Scholastica.
    Fortunatamente ti ho trovato io, se ti avesse beccato uno dei guardiani non te la saresti cavata con una semplice ramanzina.
    Quei confratelli fanno sul serio eh...

    Molti, troppi, forse tutti di questi termini ti lasciano perplesso.
    La torre degli angeli, La sala dell'apprendimento.
    E non solo, ne approfitti per darti una occhiata attorno.
    Quello che all'inizio sembrava essere un campo militare, noti, è molto di più.
    Oltre ai normali soldati in mimetica e tenuta da fatica, scorgi anche ragazzi e ragazze dai dieci ai venticinque, forse, anni di età.
    Vestiti tutti con una uniforme non militare, in maniera non dissimile ad una scuola.
    E uno per uno, tutti impegnati ad esercitarsi con spade, lance e altre armi bianche.
    Lotta, equitazione.
    Pare quasi di essere catapultati nel medio-evo.
    Talvolta scorgi anche qualche momentaneo baglio di luce, come un flash, dal nulla.
    Ma scompaiono tutti prima che tu possa avere una vaga idea.
    E mentre prosegui la fanciulla che ti accompagna continua a spiegarti.
    Volendo essere certa che tu non ti possa più smarrire.
    Quello laggiù è il Castellum Pelagi, il porto dove approdano i vari vascelli in forza all'Ordine.
    Mentre accanto, che corr lungo la costa è situata la Basilica Astralis, il campo di atterraggio per tutti gli elivelivoli.
    Poco sotto c'è l'Excubitor Maxima e il Campo Arbites dove si svolgono gli addestramenti pratici e le simulazioni offensive per gli apprendisti.

    Ancora e ancora.
    Nomi, strutture, strade.
    Questo non è un castello.
    Non è una base militare.
    Lo realizzi sempre di più.
    E' una vera e propria città nascosta agli occhi del mondo!
    E infine, vi fermate, davanti ad un enorme struttura.
    Un palazzo moderno.
    Un capolavoro di vetro e acciaio in mezzo ad un parco.
    Una scuola, senza dubbio, a giudicare dall'alto numero di studenti presenti.
    Ma tu...cosa ci fai qui?
    O meglio, come diavolo hai fatto a cacciarti in questa situazione?
    Prima che tu possa spiegare alcunchè, la fanciulla entusiasticamente fa trottare il cavallo oltre l'ingresso, tra gli sguardi ammirati degli altri studenti.
    C'è chi la guarda perplesso.
    Chi adorante.
    E molti che guardano te.
    Anche qui con un misto.
    Alcuni con astio, e altri con invidia.
    Stranamente la cosa sembra condivisa sia da maschi che da femmine.
    Beh, hai attirato l'attenzione.
    Cosa che non volevi...
    E non solo.
    Come se non notasse niente la fanciulla prosegue.
    Eccoci qua, la Scholastica Martialis.
    E' qui che volevi arrivare no?
    Non preoccuparti, siamo proprio agli spogliatoi, non credo avrai difficoltà a trovare una uniforme della tua taglia.

    Dopodichè, lascia che tu smonti da cavallo, direttamente davanti ad una anonima porta.
    Quando ti sarai cambiato, ci vediamo alla lezione introduttiva sui corsi.
    Nell'aula 1-5 se te ne fossi dimenticato.
    Mi raccomando non fare tardi... è tra 45 minuti.

    Fa per allontanarsi, quando poi si ricorda di qualcosa.
    E non fare tardi, o stavolta non te la caverai con poco!
    Dopodichè scompare.
    Lasciandoti con più domande che altro.
    Aprendo la porta c'è uno spogliatoio, con innumerevoli uniformi di tutte le misure, sia maschili che femminili.
    Docce, persino una piccola palestra.
    Ma che razza di posto è questo?
    Domande.
    Domande.
    Domande.
    E non solo.
    Adesso, sei da solo, nella tana del lupo.

    Che fare?



    Beh, come tutti gli apprendisti, qui inizia la tua avventura.
    Solo in maniera un po' diversa da come ci si poteva immaginare.
    Sei finito in una strana scuola, in un luogo che non dovrebbe esistere.
    E oltretutto quantomeno anacronistico!
    Che fare? Seguire il consiglio della sconosciuta e continuare a fingere?
    Oppure qualcos'altro?
    La scelta è tua e hai piena libertà...
    [Ricorda, non puoi usare alcun PNG]

    Per avere una idea approssimativa dello stile delle uniformi nel caso le volessi descrivere.
    [IMG][/IMG]

     
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    Weizen Weidergeburt

    -In the wolf’s lair-


    Poco dopo aver afferrato la mano della giovane mi ritrovai sopra il cavallo, dietro di lei.
    Non saprei proprio dire dove nascondesse quella forza superiore alla norma.
    La gradevole fragranza del profumo dei suoi capelli riempì l’aria e andò a mescolarsi all’odore del prato.
    Il cielo era di un azzurro chiaro, interrotto dal bianco di poche nuvole sparse.
    Sarebbe stato tutto fantastico, se la quiete non fosse stata a tratti interrotta dai non altrettanto piacevoli rumori di sottofondo che mi provocarono una lieve irritazione, riportandomi alla realtà.
    Pembroke, Base Militare nei pressi del vecchio castello.
    Tutto quello che era successo la sera prima aveva lasciato diversi punti interrogativi nella mia mente.
    Cominciai a riassumere ancora una volta gli avvenimenti degli ultimi due giorni:
    1-Ero partito seguendo "criptiche" istruzioni lasciatemi sei anni prima da mio padre.
    2-Ero arrivato a Malta di sera, avevo depositato i miei bagagli in albergo e mi ero recato al castello di Pembroke, deciso ad entrare.
    3-Avevo scoperto (com'era prevedibile) che l'entrata al pubblico di sera era vietata e soprattutto molto controllata.
    4-Avevo scavalcato le recinzioni, conscio del fatto che stavo entrando in una base militare e avevo aspettato un opportunità che mi avrebbe permesso di entrare nel castello.
    5-Mi ero addormentato e avevo passato la notte sul prato.
    6-La mattina seguente incontrai una misteriosa ragazza che mi scambiò per un membro della base.

    Un movimento davanti a me mi riportò alla realtà.
    Uno spostamento del bacino, un leggero calcio ai fianchi del cavallo per incitarlo.
    Un comando deciso rivolto all'animale mi fece preparare alla partenza.
    Lo stupendo stallone di razza cominciò a muoversi.
    Prima lentamente: al trotto.
    Poi sempre più velocemente,
    Fino a giungere e a mantenere un galoppo moderato.
    Il rumore degli zoccoli che colpivano l’erba, la presenza dei possenti muscoli del destriero e il vento che ti mi si infrangeva addosso erano una sensazione molto piacevole.
    Magnifica.
    I rumori in sottofondo si fusero fra loro e cominciai ad ignorarli.
    Non avevo mai pensato all’eventualità di imparare a cavalcare, ma in quel momento decisi che avrei cominciato a prendere lezioni di equitazione, sempre se fossi sopravvissuto abbastanza a lungo.
    Forse esagerai un po’ mentre pensai al cavalcare come la cosa che avrei preferito in assoluto, ma ovviamente non ero del tutto obbiettivo.
    C’erano altri fattori da tenere in considerazione: il paesaggio, il mio stato ancora confuso per il sonno e i bizzarri eventi e soprattutto, la ragazza che davanti a me conduceva il cavallo, miglioravano di molto il quadro complessivo della mia situazione che la mia mente riunì come "l'atto di cavalcare".
    Mentre mi godevo il passaggio però, guardai anche in direzione del castello.
    E mi resi conto della sua effettiva grandezza.
    Era molto più grande di come mi era parso la sera scorsa,
    Evidentemente il buio aveva celato gran parte della struttura, pensai.
    Ma a poco a poco mi resi conto della realtà.
    Uhao...
    Dopo aver passato uno dei tanti promontori che caratterizzavano quella parte di Malta capii qual era il vero motivo di ciò.
    Quello che si poteva vedere dalla cittadina era solo una piccolissima parte: era solo la vetta dell’edificio.
    Ciò che si presentò ai miei occhi era un castello grande quasi come una città che si affacciava direttamente al mare.
    Subito pensai alla bellezza di quel posto e a quanto sarebbe stato piacevole viverci.
    Mi sembrava quasi di essere tornato nel medioevo, ai tempi delle battaglie d’onore e di spada,
    ai tempi dei signori e dei loro vassalli, ai tempi delle leggende degli impavidi cavalieri che combattevano contro i terribili draghi.
    Ma non mancavano nemmeno elementi moderni e le persone che potevo vedere erano vestite in modo tutt’altro che medioevale.
    Soldati in mimetica o tenuta da lavoro che svolgevano le loro mansioni.
    E studenti.
    Studenti in abiti che non potevano assolutamente essere definiti con l'aggettivo "militare".
    No, sicuramente questa non è una base militare
    Fa una bella impressione vero? Come immaginavo sei nuovo.
    Sono molti dei nuovi arrivati che fanno l'errore di scambiare la Turris Angelis per l' Atria Scholastica.
    Fortunatamente ti ho trovato io, se ti avesse beccato uno dei guardiani non te la saresti cavata con una semplice ramanzina.
    Quei confratelli fanno sul serio eh...

    Sì, mi scusi risposi, (le diedi del lei perchè supponevo avesse un "grado" abbastanza alto in questa fantomatica "associazione") mentre facevo distrattamente cenno di sì con la testa.
    Ero occupato ad ammirare "l'altro lato" del castello di Pembroke e contemporaneamente a rimuginare su tutti quei termini nuovi per me.
    In realtà, mentre venivo "accompagnato" nel cuore della base non considerai mai l'opzione di far fermare il cavallo e raccontare la verità a quella ragazza che si era dimostrata così gentile con me.
    Non è e non era nel mio carattere agire in quel modo ma volevo scoprire la verità a qualsiasi costo.
    Mi comportai in un modo di cui non vado tuttora fiero, ma non sarei comunque durato molto a lungo, giusto?
    E intanto ammiravo la città-fortezza in cui venivo portato.
    Quello laggiù è il Castellum Pelagi, il porto dove approdano i vari vascelli in forza all'Ordine.
    Mentre accanto, che corr lungo la costa è situata la Basilica Astralis, il campo di atterraggio per tutti gli elivelivoli.
    Poco sotto c'è l'Excubitor Maxima e il Campo Arbites dove si svolgono gli addestramenti pratici e le simulazioni offensive per gli apprendisti.

    Altri termini, e insieme a quelli nomi, strutture, strade.
    Più restavo in quel posto e più mi addentravo al suo interno, più aumentava la mia certezza di non essere dove pensavo.
    Non era un castello.
    Nè una base militare.
    Ero giunto in una città nascosta agli occhi del resto del mondo.
    Era quasi spaventoso il fatto che una cosa del genere fosse così ben occultata.
    Anche lui, che non si era informato poi così tanto avrebbe certamente sentito parlare di quel luogo.
    Spaventoso... spaventoso ma al contempo magnifico.
    Quando entrammo nel parco e giungemmo davanti a quella che era ovviamente una scuola (e che scuola)
    Tutte le attenzioni erano rivolte verso di noi, verso di me.
    Guardandomi intorno notai dei bagliori che comparivano e scomparivano in un istante.
    A quel tempo pensai fosse dovuto al fatto che il mio fisico e la mia mente non si erano ancora ripresi totalmente, ma non era ovviamente così.
    Subito pensai che questa mia entrata in scena mi avrebbe in futuro causato qualche problema con qualcuno degli studenti.
    La ragazza che mi accompagnava procedette come se niente fosse, ignorando tutti.
    Eccoci qua, la Scholastica Martialis.
    E' qui che volevi arrivare no?
    Non preoccuparti, siamo proprio agli spogliatoi, non credo avrai difficoltà a trovare una uniforme della tua taglia.

    Mi fece smontare davanti ad una porta e prima che potessi chiedere qualsiasi cosa cominciò a spiegarmi:
    Quando ti sarai cambiato, ci vediamo alla lezione introduttiva sui corsi.
    Nell'aula 1-5 se te ne fossi dimenticato.
    Mi raccomando non fare tardi... è tra 45 minuti.

    La guardo andare via, confuso da tutte quelle parole quando si rigira e mentre mi guarda mi ricorda per l’ennesima volta di non arrivare in ritardo:
    E non fare tardi, o stavolta non te la caverai con poco!
    Poi scompare, velocemente, rapidamente come l’avevo incontrata.
    Entrai negli spogliatoi, presi un uniforme maschile della mia taglia ed andai a cambiarmi.
    Sempre più domande affollavano i miei pensieri.
    Dopo essermi cambiato decisi di "esplorare" un po' la struttura, ma sempre con una certa discrezione e tenendo sempre d'occhio l'orologio.
    Non volevo fare tardi alle lezioni...

    Okay. Sono riuscito a finire. Chiedo scusa se ho impegato un bel po' di tempo per scrivere ma sono stato e sarò pieno di impegni ancora per un po'...
    P.S. Scusate per eventuali errori che ho tralasciato.
     
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    Weizen Weidergeburt
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    L'uniforme è più comoda di quello che potrebbe sembrare, riesci a indossarla facilmente e senza troppi problemi.
    Così svicoli fuori dagli spogliatoi e ti infili nella calca di studenti.
    Beh calca...
    Forse è meglio definirlo un ordinato assembramento.
    Ci saranno sì e no un centinaio di studenti, niente di troppo diverso da un qualsiasi liceo...
    Se non fosse per un piccolo dettaglio.
    Adolescenti, bambini e persino qualcuno che pare un universitario o forse anche più vecchio.
    Sembra decisamente una scuola fuori dal normale!
    Eppure grazie all'uniforme che indossi risulta quasi impossibile distinguerti dalla massa.
    Solo qualcuno pare riconoscerti, ma se anche fosse, si limitano a sussurrare tra di loro come se niente fosse.
    Al massimo, divieni oggetto di bisbiglii, mormorii, probabilmente commenti sul tuo arrivo che prima tanto scalpore ha destato.
    Ma nient'altro.
    Così passano i minuti, sino a quando una campana che non stonerebbe in un monastero, risuona.
    Uno dopo l'altro, con mormorii eccitati, gli studenti si dirigono verso le rispettive classi.
    E tu con loro.
    Ti muovi con passo svelto verso la classe e una volta aperta la porta prendi posto.
    Sarete una trentina di persone al'interno, maschi e femmine senza distinzione.
    Prendi posto e attendi.
    Non ci vuole molto, perchè nel più completo silenzio la porta si apra.
    Ed è allora che il mondo si ferma.
    E' come se un vento torrido, proveniente dal più bollente dei deserti si riversasse all'interno dell'aula.
    Vedi studenti che iniziano a sudare, e tu con loro.
    Addirittura c'è chi sviene.
    Solo una mezza dozzina di studenti si guardano attorno perplessi.
    Non sai spiegare perchè, non sai come, ma oltre quellla porta c'è qualcosa di pericoloso.
    Qualcosa di terribilmente letale.
    Senti la paura attanagliarti il cuore.
    Rodere la tua spina dorsale, mentre l'adrenalina sale e le pupille si dilatano.
    Sta arrivando, qualcosa sta arrivando.
    Inconsciamente stringi i pugni, digrigni i denti, cercando di resistere.
    E' come guardare un tir che si avvicina, sempre di più, a folle velocità.
    Morirai.
    Lo sai, lo senti.
    Altre due ragazze svengono e si accasciano sui banchi.
    Sta arrivando, sta arrivando!
    Poi, rapido come era arrivato, il senso di oppressione svanisce.
    Lasciando te e tre quarti della classe ansimanti ed esausti.
    Hmmmmm, meglio del previsto...
    Siete stati bravi, dico davvero.

    E ad entrare dalla porta non è nessun mostro inumano.
    No, invece è un comune essere umano.
    Un metro e novanta, lunghi capelli neri ed un pizzetto curato dello stesso colore.
    Una maglia verde oliva e pantaloni scuri.
    Ma non è il suo vestiario che attira l'attenzione, è il suo corpo.
    Una massa compatta di muscoli scolpiti, coperti da un reticolo di cicatrici.
    Proiettili, artigli, morsi e chissà cos'altro.
    Nonostante il fisico statuario, ciò che lo contraddistingue è il portamento.
    Alto, fiero, infrangibile.
    Il suo sguardo è quello di chi ha sconfitto la morte una infinità di volte.
    Esperto, professionale.
    Lottatore, soldato, quest'uomo, lo puoi riconoscere facilmente, ha fatto di tutto nella vita.
    E in qualsiasi disciplina ha eccelso.
    Con tranquillità l'uomo appoggia le mani sulla cattedra, dopo aver lasciato la valigia che porta con se accanto al mobile, e si presenta.
    Non sfugge a nessuno che la cattedra scricchioli sotto il suo peso.
    Saranno almeno centoottanta chili di puro muscolo.
    Uno, due, tre, quattro...
    Sì anche tu e tu con gli occhiali

    La sua mano si ferma ad indicare uno ad uno gli studenti che paiono essere completamente tranquilli.
    Come se non fosse successo niente.
    Li guarda e sorride, come se fosse un ragazzo qualsiasi degli altri studenti.
    E sempre sorridendo dice.
    Voi potete alzarvi e andarvene, siete bocciati.
    Potete andare a parlare con il responsabile del Departimento Munitorum.
    E' in fondo al corridoio a destra.

    Nessuno protesta.
    Nessuno di loro dice niente.
    Si alzano e con il capo chino se ne vanno, un paio di ragazze iniziano anche a piangere.
    Eppure, qualcuno di loro pare...sollevato?
    Poi quando i sei sono usciti, si gira verso di voi e parla.
    L'espressione è completamente pacifica.
    Come se non fosse successo niente poco prima.
    Si schiarisce la voce e si presenta.
    Salve a tutti ragazzi, per chi è cosciente mi presento, per gli altri, lo farò dopo.
    Sono il Fratello Emiliano Flores, Campione della quarta centuria.
    Ma da oggi sarò presente come lettore qui alla Scholastica...quindi vediamo di andare d'accordo, va bene?

    Un mormorio sorpreso si diffonde per la classe.
    Molti dei presenti paiono conoscerlo o almeno averne sentito parlare.
    Ma da questo momento in poi, il mondo inizia a perdere senso.
    Saremo io e gli altri confratelli istruttori ad insegnarvi le pratiche marziali dell' ordine.
    Così come i nostri padri le hanno trasmesse a noi e i loro avi prima di loro.
    Apprenderete ad usare i vostri poteri, a concentrarli, a raffinarli con una vita di addestramento e meditazione.
    Sarete puri di cuore e forti nel corpo, immuni al dubbio e senza la macchia dell'esaltazione personale.
    Sarete fulgide stelle nel firmamento della battaglia, Angeli della Morte le cui ali sfavillanti porteranno la distruzione ai nemici dell'Uomo.
    Così sara per mille volte mille anni, fino alla fine stessa dell'eternità e all'estinzione della carne mortale.

    Attende qualche secondo perchè le sue parole vengano assimilate e poi conclude.
    Voi, sarete quincy.
    Come i vostri antenati, e come lo saranno i vostri figli...
    Se mai arriverete ad averne.

    Dopodichè il resto sono parole incomprensibili.
    Riferimenti ad un ordine perduto, dimenticato.
    A creature misteriose e divoratrici di carne umana e di anime.
    E' forse un sogno?
    Un film?
    Così quasi parrebbe.
    Ma una cosa è certa.
    Oramai ci sei dentro fino al collo.
    E ancora peggio, non dovresti essere qui.
    E tu lo sai.
    Così le due ore successive scorrono senza eventi di sorta, sino alla fine.
    Quando la campana suona di nuovo.
    Come una sentenza, come se suonasse a morto.
    Bene, la lezione introduttiva è finita, potete pure andarvene, avete la giornata libera...
    Ti alzi dalla sedia e fai per andartene...
    Ed è a quel punto che Flores ti apostrofa.
    Mentre assieme agli altri studenti stai uscendo.
    E ancora peggio, ti apostrofa per nome.
    Keifer, tu aspetta.
    Eh?
    Che cosa significa?
    Conosce il tuo nome?
    E ancora peggio, ti ha scoperto?
    Il professore, se tale si può definire sogghigna.
    Ed il suo è il sogghigno di un lupo.
    Tu aspetta ad andartene... Il direttore ti aspetta.
    In fondo al corridoio, prendi l'ascensore e vai all'ultimo piano.
    E' in cima alla torre.

    Dopodichè prende la sua valigia ed esce a sua volta, lasciandoti estremamente perplesso
    E mi raccomando, non pensare neanche di farti desiderare.
    E forse, condannato.



    Beccato.
    A questo punto non hai molte possibilità no?
    P.S: Perdonami per il ritardo, sono stati giorni abbastanza impegnativi...
     
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    Parlato Axel
    Pensato Axel
    Parlato Emiliano Flores

    Weizen Weidergeburt
    - Caught in the act -


    Indossai con facilità la mia uniforme ed uscii dagli spogliatoi.
    Schiena dritta, passo veloce.
    Lo sguardo pieno di determinazione.
    Ormai ero dentro, perchè cercare di nascondermi?
    Era diventata una sfida, un gioco.
    Un gioco in cui loro erano le "guardie" ed io un "ladro".
    Non c'era più tempo per la paura, lo capii mentre mi cambiavo: dovevo giocare bene ogni mia carta, almeno fino alla fine.
    Ero entrato e mi ero vestito come uno dei loro studenti.
    Ora potevo farmi un giro nella base e sperare di non venire scoperto e, giustamente, punito.
    Ero un agnello travestito lupo.
    Uscii dallo spogliatoio schivando le persone che mi trovavo davanti.
    Fissando ognuno di loro negli occhi, velocemente.

    Non mi girai nemmeno una volta, anche avendo la sensazione di avere mille sguardi puntati addosso.
    Mi confusi in mezzo al centinaio di studenti che si erano radunati davanti al grande edificio moderno costruito con vetro ed acciaio.
    La "Scholastica Martialis", come lo aveva chiamato la ragazza che mi aveva accompagnato proprio lì, poco tempo prima.
    Notai con sorpresa che la fascia di età degli studenti (ovvero coloro che indossavano le uniformi) era davvero ampia.
    Adolescenti, bambini e giovani adulti.
    Ovviamente non era una scuola comune.
    Tra tutte quelle persone era praticamente impossibile distinguermi.
    Qualcuno degli studenti sembrò riconoscermi, ma pensai che fu, probabilmente, grazie alla mia "teatrale entrata in scena" di poco tempo prima e non ci diedi quindi molta importanza.
    Mentre il tempo passava gli studenti "normali" chiaccheravano fra loro, aspettando di entrare in classe, io indossai le cuffiette e scelsi un brano dalla playlist presente all'interno del mio cellulare.
    Mi ritrovai quindi fuori da quella sconosciuta scuola, con musica sparata direttamente nei timpani.
    Come un granello di polvere tra tutta quella gente.
    Ero entrato in quella che pensavo essere una base militare.
    Ed ero poi giunto in questa città fortezza che dava direttamente sul mare.
    Mi tornò in mente quel giorno e ricordai il biglietto che mi aveva lasciato mio padre prima di sparire.
    Era cominciato tutto grazie a quel biglietto.
    Cosa voleva ottenere mio padre?
    Che cosa c'era di così importante qui?
    Cosa dovevo trovare?
    Cosa dovevo scoprire?
    Doveva esserci un senso.
    Riuscii a sentire il suono della campana, anche con le cuffiette addosso.
    Dong...Dong...Dong
    Tutti gli studenti visibilmente eccitati entrano nell'edificio e si dirigono verso le rispettive classi.
    E io li seguo.
    Li seguo con la mia musica in sottofondo, a passo veloce.
    Aula 1-5, mi aveva ricordato la ragazza con il cavallo bianco.
    La vedo, la porta è chiusa.
    Mi fermo, tolgo le cuffiette e le rimetto nella tasca.
    Apro la porta, entro e me la richiudo alle spalle.
    Prendo posto nel primo banco libero che mi si para davanti.
    Aspetto per un po' insieme agli altri trenta studenti.
    Dopo molto poco la porta si apre.
    E tutto si blocca.
    Riesco solo a pensare ma che...? prima di non riuscire nemmeno più a pensare.
    Fu come venire colpito da una ventata di aria calda, bollente, arrivata direttamente dal ventre di un vulcano attivo.
    Cominciai a sudare, ed era quello che successe anche agli altri presenti.
    Mi guardai attorno perplesso insieme ad un altra mezza dozzina di studenti.
    Adirittura qualcuno svenne e colpì il terreno privo di sensi.
    Non riuscii a capire più nulla, l'unica certezza che avevo era il fatto che qualcosa di pericoloso stava entrando nella stanza.
    Qualcosa da cui non era possibile scappare.
    E la "sicurezza" che avevo guadagnato dopo aver indossato quell'uniforme scomparve del tutto.
    La paura invase ogni fibra del mio corpo.
    E strinse in una stretta spietata il mio cuore.
    Era come avere una pistola premuta sulla tempia.
    Una lama attorno al collo pronta a sgozzarmi.
    I miei occhi erano spalancati, l'andrenalina a mille.
    Volevo scappare, ma il mio corpo era bloccato.
    C'era qualcosa lì, lo sapevo. Qualcosa stava arrivando ad uccidermi.
    Strinsi inconsciamente i pugni e digrignai i denti, cercando di resistere.
    Fu come rimanere a guardare un treno avvicinarsi senza controllo, a folle velocità.
    Ero ormai certo di morire.
    Lo sapevo, ne ero sicuro.
    Quella era la fine.
    Altre due ragazze svennero e si accasciarono sui loro banchi.
    Ma io riuscii solamente a stringere i pugni ed a digrignare i denti.
    Era lì. Stava per arrivare.
    Stava per venire e farmi a pezzi.
    Poi, in un attimo, il terribile senso di oppressione che stavo provando, scompare.
    Mi guardai intorno, esauto.
    Gli altri tre quarti della classe eravano nelle stesse, pessime condizioni.
    Ansimanti, senza forze.
    Cos'era appena successo?
    Hmmmmm, meglio del previsto...
    Siete stati bravi, dico davvero.

    Alzai gli occhi, esausto, ansimando.
    Tra un respiro e l'altro provai a mettere a fuoco la causa di tutta quella confusione.
    Ma non scoprii nessuna orribile creatura.
    Quello che entrò era invece un uomo alto.
    Lo squadrai dall'alto al basso... chiedendomi se davvero era possibile che la causa di quello che era appena successo era quell'essere umano
    Pantaloni scuri, e maglia verde oliva.
    Lunghi capelli neri e pizzetto del medesimo colore.
    Il corpo quello di un veterano addestrato.
    Muscoli scolpiti e una grande quantità di cicatrici.
    Su tutto il corpo.
    Portamento alto e fiero.
    Il suo sguardo: quello di un veterano che ha vinto milioni di battaglie.
    Quello di un soldato che non ha mai commesso un errore in tutta la sua vita.
    Quello di un uomo che ha provato di tutto e che ha superato qualsiasi sfida presentatasi sulla sua strada.
    Forse il suo fisico può mettere in soggezione ma... cos'è successo un attimo fa? Forse una specie di droga debilitante liberata nell'aula per testare la resistenza degli alunni?
    Si avvicinò alla cattedra e lasciò a terra il suo bagaglio.
    Uno, due, tre, quattro...
    Sì anche tu e tu con gli occhiali
    Indicò tutti gli studendi che non dimostravano alcun cenno di malessere.
    Li guardò sorridendo.
    Hanno forse passato il test?
    Voi potete alzarvi e andarvene, siete bocciati.
    Potete andare a parlare con il responsabile del Departimento Munitorum.

    E' in fondo al corridoio a destra.
    Nessuna protesta, nessun lamento.
    Si alzano silenziosamente, eccezion fatta per due ragazze che cominciarono a piangere e tenendo il capo chino escono dalla stanza.
    Eppure... qualcuno di loro mi sembrò quasi... sollevato?
    E quindi ora...? Noi siamo quelli che hanno passato il test?
    Quando l'ultimo dei sei studenti bocciati si chiuse la porta dietro le spalle, il "gigante" si girò verso di noi con un espressione completamente pacifica, e cominciò a parlare.
    Salve a tutti ragazzi, per chi è cosciente mi presento, per gli altri, lo farò dopo.
    Sono il Fratello Emiliano Flores, Campione della quarta centuria.
    Ma da oggi sarò presente come lettore qui alla Scholastica...quindi vediamo di andare d'accordo, va bene?

    Sentii diversi studenti sussurare il suo nome.
    Molti di loro sembrarono conoscerlo.
    O almeno "Emiliano Flores" non era un nome per loro nuovo.
    Da quel momento le sue parole cominciarono a confondermi sempre di più.
    Come mai nella mia vita era capitato.
    Erano a me estranee e sconosciute, ma in un certo senso anche... familiari?
    Saremo io e gli altri confratelli istruttori ad insegnarvi le pratiche marziali dell' ordine.
    Così come i nostri padri le hanno trasmesse a noi e i loro avi prima di loro.
    Apprenderete ad usare i vostri poteri, a concentrarli, a raffinarli con una vita di addestramento e meditazione.
    Sarete puri di cuore e forti nel corpo, immuni al dubbio e senza la macchia dell'esaltazione personale.
    Sarete fulgide stelle nel firmamento della battaglia, Angeli della Morte le cui ali sfavillanti porteranno la distruzione ai nemici dell'Uomo.
    Così sara per mille volte mille anni, fino alla fine stessa dell'eternità e all'estinzione della carne mortale.

    Che... cosa? Poteri, Angeli della Morte?
    Nei successivi attimi di silenzio cercai di capire il senso di quelle parole.
    Ma i miei pensieri furono bruscamente interrotti dalle successive parole dell'istruttore.
    Voi, sarete quincy.
    Come i vostri antenati, e come lo saranno i vostri figli...
    Se mai arriverete ad averne.

    Quincy...
    La prima di tante parole il significato mi era ignoto.
    E poi, riferimenti ad un ordine dimenticato dal resto dell'umanità, a cui tutti gli studenti appartengono per diritto e dovere di sangue.
    E la relazione che questo ordine ha con delle creature misteriose e terribili, che si cibano di carne e di anime.
    Pensai di essere finito in un film, in uno strano sogno.
    Solo di una cosa ero certo.
    Ormai ne ero dentro anch'io.
    Le due ore successive di lezione passarono fin troppo velocemente.
    Bene, la lezione introduttiva è finita, potete pure andarvene, avete la giornata libera...
    Mi alzai dalla sedia e mi avvio all'esterno.
    Mentre stavo per uscire insieme ad altri studenti l'istruttore mi ferma.
    Keifer, tu aspetta.
    Ed è a quel punto che il mio mondo definitivamente cade.
    Resto in piedi, bloccato per un istante, a fissare il vuoto.
    E' finita.
    Mi riprendo e velocemente mi giro guardando l'uomo che mi aveva appena chiamato per nome.
    Come sa il mio nome?
    Sogghigna.
    Mi guarda mentre sogghigna come un predatore che ha scovato la preda.
    Tu aspetta ad andartene... Il direttore ti aspetta.
    In fondo al corridoio, prendi l'ascensore e vai all'ultimo piano.
    E' in cima alla torre.

    Come se niente fosse prese la valigia ed uscì, lasciandomi ammutolito ed in preda alla confusione.
    E mi raccomando, non pensare neanche di farti desiderare.
    Restai qualche altro istante nell'aula, ascoltando i passi dell'istruttore che si allontanava.
    Poi mi riprendo.
    E sorrido.
    Preoccuparsi troppo non era necessario: non avevo scelta, no?

    E va bene, avete vinto voi. Andiamo a conoscere questo "direttore"
    Mi rimisi le cuffiette e mi avviai.
    Accompagnato dal mio requiem personale.
    [...]
    Mi ritrovo davanti alla stanza indicatami da Emiliano Flores.
    O almeno penso sia il posto giusto.
    Mi tolgo le cuffiette e le ripongo ordinatamente in tasca.
    Mi metto apposto il colletto e le maniche dell'uniforme e busso.
    Sono Axel Keifer, posso entrare?

    Chiedo scusa se rispondo ad un mese di distanza ma come sai ho avuto un po' di "problemi"... (e chiedo scusa anche per gli errori >_<)
     
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    Weizen Weidergeburt
    - Inquisitor on the Summit-



    Attendi pochi secondi, che una voce sommessa e intraducibile filtra dalla porta.
    Un'altra risponde.
    E ancora silenzio.
    Poi ancora un paio di istanti e le pesanti porte in noce dell'ufficio si aprono.
    Lentamente, rivelando una figura in uniforme bianca e riccamente decorata subito dietro di esse.
    Tratti europei, capelli raccolti in due code ricciolute, occhi color zaffiro e portamento formale.
    Una fanciulla, che ha tutta l'aria di essere un qualche genere di ufficiale ti osserva.
    Ti squadra per un periodo interminabile.
    Ma infine, risistemandosi i guanti bianchi attorno alle mani, si sposta di lato facendoti cenno di passare.
    Non ti sfugge il gran numero di accessori argentati che indossa.
    Già, pare che in questo luogo l'argento vada per la maggiore...
    Con un ampio gesto della mano indica il lungo tappeto rosso riccamente decorato a filo d'oro che penetra all'interno della stanza.
    Prego, Herr Kiefer, la direttrice la stava aspettando, si accomodi pure.
    Miss de la Riviere la attende oltre quelle porte, sarà da lei tra un secondo.

    Dopodichè quando ti sei messo in piedi ad attendere davanti al secondo paio di porte, la ragazza torna a sedersi alla scrivania presente nell'androne.
    E ben presto, davanti all'ampio schermo del computer di ultima generazione iniziano ad impilarsi pile di fogli e documenti.
    Una segretaria a quanto pare, e giudicando dalla velocità con cui si occupa del materiale anche piuttosto brava.
    I secondi di attesa diventano ben presto minuti, eppure niente pare accadere.
    Persino l'unico altro essere umano nella stanza pare essersi dimenticato della tua presenza, sino a quando le porte non si aprono con un suono sibilante.
    Probabilmente automatizzate, anche perchè uomini normali non potrebbero aprire porte del genere spingendo, nemmeno impiegando molta forza.
    E a poco a poco la presidenza ti si rivela in tutto il suo splendore.
    La prima cosa che noti, è il muro davanti a te.
    Non esiste.
    Enormi finestre occupano l'intera superficie illuminando l'intera area con la luce solare, e con il riflesso azzurro del mare sterminato, punteggiato solo qua e la dalle altre guglie che compongono gli edifici della Scholastica Martialis.
    Riconosci un paio di altri luoghi che ti sono stati mostrati in precedenza.
    Ma una cosa è certa, questo luogo e la sua occupante dominano in tutti i sensi l'intera area.
    Poi ancora, decine di armature di foggia medioevale campeggiano sugli altri due lati dell'ufficio, stavolta non di vetro ma di pietra, mattone e cemento, ricoperti da una elegante carta da parati e da arazzi carichi di miti e leggende.
    Metallo istoriato inciso da esperti artigiani, queste armature di stampo tipicamente europeo reggono ognuna armi altrettanto squisitamente decorate, quasi come fossero in una permanente parata.
    E poi ancora altre armi ai muri: spade, asce, lance, mazzafrusti e scudi di ogni foggia e tipologia.
    Sino a quando il tuo sguardo si poggia su una teca, isolata dalle altre, ma non per incuria, quanto più per rispetto.
    Poggiata su morbidi teli di raso scarlatto al suo interno riposa una spada dalla foggia semplice, non così decorata come le altre, ma la cui sola presenza ti toglie il fiato.
    Per quanto scarna e disadorna, porta con se il peso della storia, dei secoli.
    Nonostante un singolo graffio ne deturpi la perfezione, è pesante come un macigno, come se un qualcosa dentro di te, sentisse un legame profondo con quella spada.
    Ma ben presto la sensazione scompare, quando lei ti parla.
    Vieni Keifer, siediti.
    La voce è delicata ma allo stesso tempo venata di una freddezza e di una determinazione senza precedenti.
    Una richiesta, che ha tutto il peso e la pressione di un ordine.
    Il tuo sguardo indugia sul pavimento, poi sul lungo tappeto rosso, ancora sulla enorme scrivania in Ebano e infine sulla sua occupante.
    Rabbrividisci quando i suoi occhi castani dalle tinte quasi ramate si posano su di te.
    E il suo sguardo incrocia il tuo.
    Torni ad osservare la pelle diafana, le unghie curate, i lunghi capelli quasi platinati, l'elegante abito rosso.
    E poi la sottile pipa di foggia orientale che stringe con destrezza tra le lunghe dita affusolate.
    E' una donna estremamente affascinante, non c'è alcun dubbio.
    Ma la sua bellezza è sinonimo di pericolo.
    E' bella, come potrebbe esserlo una spada.
    Affascinante e pericolosa al tempo stesso.
    Accomodati pure.
    Incrocia le dita delle mani di fronte al volto, i gomiti sulla superficie della scrivania.
    Io sono Guinevere Annerose la Tigre de la Riviere, e mi fregio del titolo di direttrice della Scholastica Martialis.
    E' un piacere averti qui tra noi, per quanto la tua presenza risulti alquanto... inaspettata?
    Presso queste mura.

    Sul suo volto si dipinge un sorriso ironico.
    Che ben presto diviene affabile.
    Tuttavia una cosa mi lascia alquanto perplessa...
    Cosa ti ha portato sino a qui?
    Per quale motivo sei giunto nella mia scuola?

    Il suo sguardo è fisso su di te.
    Pare poterti quasi attraversare come uno spiedo.
    E' come essere guardato da un serpente.
    La tua vita, lo capisci facilmente.
    Così rispondi, sapendo che difficilmente potrai nascondere la verità.
    E una volta udite le tue parole, con un enigmatico sorriso replica.
    Già, tuo padre... prevedibile.
    Cosa sai di lui, giovane Kiefer?




    ...
     
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    Weizen Weidergeburt
    Directress


    Parlato Axel
    Pensato Axel
    Parlato Segretaria
    Parlato Direttrice

    Trascorre qualche attimo.
    Riesco ad udire due persone conversare velocemente fra loro ma il tono di voce è troppo basso perchè io possa comprendere anche soltanto una parola.
    Dopo qualche secondo le due massicce porte dell'ufficio si aprono lentamente.
    Dietro di esse ritrovo una ragazza in uniforme bianca.
    Il suo portamento formale è quello che qui, ormai l'ho capito, tutti hanno e devono avere.
    Come ho già annunciato, sono Axel Keifer, al vostro servizio.
    Fisso i suoi occhi azzurri in attesa di una risposta.
    Mi osserva per qualche attimo, freddamente.
    Ed io faccio lo stesso.
    Ha tratti occidentali, europei e i suoi capelli argentati sono ordinatamente raccolti in due code.
    Mi salta all'occhio il grande quantitativo di decorazioni e accessori in argento che adornano la figura davanti a me.
    Questa ragazza non è la direttrice.
    Smette di fissarmi e si sistema i guanti, dopodiche si scosta di lato e con un gesto alquanto teatrale mi indica il lungo tappeto rosso che entra nella stanza.
    Inchino leggermente la testa di lato e commento con noncuranza:
    Mi sembra di capire che a voi qui piace fare le cose in grande.
    Non dico questo con sarcasmo, semplicemente preferirei entrare direttamente nella stanza senza troppe celebrazioni.
    E soprattutto il camminare su di un tappeto rosso mi fa sentire troppo... in risalto.
    Proprio io che preferisco passare inosservato sono giunto qui in un modo così "anormale".
    Bizzarro, no?
    Prego, Herr Kiefer, la direttrice la stava aspettando, si accomodi pure.
    Miss de la Riviere la attende oltre quelle porte, sarà da lei tra un secondo.

    Ignora completamente la mia "Osservazione".
    Come se non avessi detto nulla.
    Miss de la Riviere? Quindi chi gestisce questo posto è una direttrice, non un direttore.
    Arrivo quindi davanti alle porte indicatemi dalla ragazza ed aspetto, mentre lei torna a sedersi alla sua scrivania.
    Mentre attendo di essere chiamato dalla direttrice "Miss de la Riviere", osservo quella che è ormai chiaro essere una segretaria.
    La velocità con cui svolge il suo lavoro è quasi impressionante.
    Le pile di fogli e documenti presenti sulla sua scrivania crescono a vista d'occhio.
    Dopo una ventina di secondi torno a fissare le due grandi porte davanti a me.
    Presumo la direttrice desideri sapere chi sono, come sono arrivato qui e perchè... no, in effetti sanno già benissimo chi sono. Credo sia comunque meglio raccontare per filo e per segno cosa è successo negli ultimi due giorni e per quanto assurdo sia... anche l'inizio di questa storia.
    Va bene, non mi resta che aspettare.

    La mano destra mi scivola automaticamente nella tasca.
    La mano sinistra sistema i capelli.
    Mi guardo ancora intorno.
    Mi sistemo per l'ennesima volta i polsi dell'uniforme.
    Passano minuti ma non succede nulla.
    Guardo in direzione della ragazza, ancora seduta alla sua scrivania, ma sembra essersi completamente dimenticata di me.
    Sino a quando le due porte non si aprono, lentamente.
    La prima cosa che cattura la mia attenzione è il muro davanti a me, composto interamente da finestre.
    La luce naturale illumina la stanza e dalla mia posizione posso vedere una parte dell'immenso e azzurro mare che circonda Malta.
    Ed insieme ad esso anche altri luoghi, noti e non noti, di questa "città nascosta".
    Mi stupisco per l'immensa quantità di armature in stile medioevale presenti nella stanza e l'arredamento in generale.
    I muri sono adornati con un'elegante carta da parati e arazzi che raffigurano chissà quali leggendarie scene.
    Sulle pareti sono inoltre appesi i più svariati tipi di armi e scudi.
    Eleganti armi di ottima fattura come quelle che impugnano le armature, anche queste costruite in maniera sublime.
    Sembra di essere tornati indietro di un migliaio di anni...
    Ma una cosa colpisce particolarmente la mia attenzione.
    Una teca separata dalle altre che contiene al suo interno una spada semplice, ma che mi lascia senza fiato.
    Non è decorata e nemmeno raffinata come le altre.
    Ma quella spada, lo posso capire, non è stata messa in quella teca a caso.
    Mi ritrovo in un attimo in bilico tra il fortissimo impulso che mi suggerisce di raggiungerla ed inchinarmi davanti ad essa e l'immenso desiderio di impugnarla.
    L'unico graffio presente su quella spada è una visione quasi insopportabile.
    La voce della direttrice mi riporta nella realtà.
    Vieni Keifer, siediti.
    Per un attimo non riesco a capire se questa è una richiesta o un ordine.
    I suoi occhi castani si posano su di me.
    Mi osserva.
    Nell'attimo in cui i suoi occhi incrociano i miei rabbrividisco.
    Distolgo immediatamente lo sguardo e comicio ad analizzare la donna che mi ritrovo davanti.
    Pelle chiara e capelli quasi argentati, porta un elegante abito rosso.
    E' sicuramente una donna di grande bellezza, ma il suo fascino fa capire anche troppo bene quanto sia pericolosa.
    E' meglio non sottovalutare questa donna...
    Incrocio nuovamente il suo sguardo, sta aspettando.
    Raggiungo quindi la sua grande scrivania.
    Accomodati pure.
    Non c'è dubbio, è un ordine.
    Faccio come dice e mi siedo quindi sulla sedia in fronte alla sua scrivania.
    Aspetto che sia lei a presentarsi, anche perchè non saprei cosa dire.
    Dopo aver poggiato i gomiti sulla scrivania ed aver incrociato le mani di fronte al volto, comincia a parlare.
    Io sono Guinevere Annerose la Tigre de la Riviere, e mi fregio del titolo di direttrice della Scholastica Martialis.
    E' un piacere averti qui tra noi, per quanto la tua presenza risulti alquanto... inaspettata?
    Presso queste mura.

    Il piacere è mio, Miss de la Riviere
    Tuttavia una cosa mi lascia alquanto perplessa...
    Cosa ti ha portato sino a qui?
    Per quale motivo sei giunto nella mia scuola?

    Mi guarda mentre aspetta una risposta.
    E capisco che la mia vita dipende da quello che dirò.
    Senza smettere di fissarla negli occhi rispondo.
    Il giorno del mio diciottesimo compleanno, 6 anni fa, tornai a casa e la trovai vuota.
    Mio padre era improvvisamente scomparso.
    Mi lasciò un biglietto, insieme ad un assegno che permetteva il mio sostentamento almeno per una decina di anni e l'atto di proprietà della casa in cui vivevo con lui.
    Sono giunto qui grazie a quel biglietto, su cui trovai scritto:
    "24y - Malta - Pembroke, "Der Altschloss"

    Mi sistemo istintivamente i capelli con la mano sinistra.
    La direttrice sorride.
    Già, tuo padre... prevedibile.
    Cosa sai di lui, giovane Kiefer?

    Il braccio sinistro ritorna sul bracciolo della sedia.
    Quanto mi hai tenuto davvero nascosto sul tuo passato... eh Padre?

    Sinceramente... non molto o forse, praticamente nulla.
    Le poche volte che ho chiesto qualcosa sul suo lavoro o sul suo passato ha sempre risposto in modo sbrigativo e ha sempre cercato di evitare l'argomento.
    E' sempre stato un uomo... di poche parole...
    Ciò che so è quello che mi è stato da lui raccontato: ha lavorato come militare in tutta europa e quando sono nato ha lasciato l'esercito e si è stabilito in inghilterra.
    Non ho idea di che lavoro svolgesse ma non abbiamo mai avuto problemi con il denaro.
    Non aveva un orario fisso e alle volte doveva assentarsi improvvisamente per un "impegno di lavoro" ma riusciva sempre a pranzare e cenare a casa.
    Ed è stato grazie a lui se ho cominciato a praticare il tiro con l'arco.

    Ma dopo le ultime parole della direttrice non riesco a tenere a freno lingua e curiosità.
    Ma... se posso chiedere... lei conosceva mio padre, signora?
     
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    Weizen Weidergeburt
    - Reminiscent of the Past-



    Alle tue parole la direttrice sorride.
    Un sorriso amaro, la mente distante, forse a giorni lontani.
    Echi di un passato che non tornerà più.
    I suoi occhi cremisi ammirano il tappeto.
    Si chiudono, come a voler celare il mondo alla vista...
    Ma quando si riaprono, rivelano solo una profonda tristezza.
    Se conoscevo tuo padre? Certamente.
    Abbiamo persino combattuto fianco a fianco in svariate occasioni...
    Gibilterra, Irlanda, Turchia, Grecia, Svezia, Algeria...

    Paese dopo paese, battaglia dopo battaglia.
    Dunque è vero, dunque non è una fantasia o una favola per bambini.
    E' questo che i quincy fanno.
    Combattono, proteggono, muoiono.
    Il tutto lontano dallo sguardo della popolazione..."normale".
    Una guerra senza ringraziamenti.
    Una guerra senza onori e ringraziamenti.
    Una disperata ultima resistenza contro potenze abissali il cui numero è infinito, e il cui nome è morte.
    Tuo padre era un valoroso quincy, senza dubbio alcuno.
    Coraggioso, onorevole, determinato.
    Qualcuno lo avrebbe quasi definito uno zelota.

    E qui la sua voce si fa più lenta.
    Quasi amareggiata.
    Come se non amasse le parole che sta per dire, e quando tu stesso le senti, capisci perchè.
    Era un ottimo soldato, il migliore forse.
    Però per quanti nemici sconfiggesse, per quanti cadaveri accumulasse ai suoi piedi, non era abbastanza.
    C'era sempre qualcuno che non riusciva a salvare, qualche sofferenza che non riusciva a lenire.
    Così mi chiese di aiutarlo a divenire più forte.
    Di indicargli il modo per ottenere abbastanza forza da realizzare i suoi sogni.
    E io...

    fa una pausa.
    Sospira.
    Le spalle si muovono in una delicata onda al di sotto dell'abito scarlatto.
    Imitate dalle labbra cremisi.
    Un lungo modulato sospiro di rimpianto e senso di colpa.
    E io fui così stupida da accontentarlo.
    Solleva le mani e le giunge al volto, appogiandovisi sopra.
    I lunghi capelli argentati riflettono la luce del sole che filtra dalla finesta, proiettando bagliori luminosi.
    Ma al contempo gettano una ombra scura sui suoi lineamenti perfetti.
    Mi chiese un nemico, e io glielo indicai.
    Un villaggio sperduto nella foresta in francia, dimora di un potente divoratore di anime da tempo immemorabile.
    Lo mandai ad investigare, niente di più.
    Non gli imposi di affrontare quel pericolo così insormontabile, nè di salvare quella gente.
    Gli dissi solo di limitarsi ad investigare...

    Il finale di questa storia è scontato.
    Sin troppo.
    E da quella missione non è mai tornato.
    Non abbiamo mai ritrovato il suo corpo, nè le sue armi.
    Persino gli abitanti del villaggio ne hanno perso le tracce poco dopo il suo arrivo.
    Pensavamo che ogni traccia della sua vita fosse scomparsa con lui...
    Fino a quando non sei arrivato tu.

    Attende qualche istante e poi prosegue
    Dunque giovane Kiefer.
    Questa è la storia di tuo padre, almeno quella che ci è pervenuta.
    E il sangue che scorre nelle tue vene allo stesso modo è il suo.
    Dunque cosa hai intenzione di fare, desideri raccogliere il mantello di tuo padre?
    Combatterai non noi, come uno di noi?
    Oppure tornerai alla tua vita di tutti i giorni?
    Noi dell' ordine saremo lieti di provvedere a tutte le tue necessità nel caso.
    La scelta...è tua.





    Scusa il ritardo, sono mesi di fuoco e ultimamente la vita in real è decisamente pressante.
    Anche fin troppo >x<
     
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    Weizen Weidergeburt

    -Entscheidung-


    Pensato Axel
    Parlato Axel
    Parlato Direttrice

    Aspetto con calma la risposta alla mia domanda.
    Una risposta che può contenere molte informazioni... o forse nessuna.
    Informazioni su mio padre.
    Sulla mia famiglia.
    Su di me.
    La direttrice mi rivolge un triste sorriso.
    Un attimo dopo sta osservando il tappeto.
    Rivolgo uno sguardo veloce al Mediterraneo, poi la mia attenzione torna sulla donna.
    Le sue palpebre sono chiuse.
    Ricordi dolorosi a quanto pare...
    Riapre gli occhi e comincia a parlare.
    Se conoscevo tuo padre? Certamente.
    Abbiamo persino combattuto fianco a fianco in svariate occasioni...
    Gibilterra, Irlanda, Turchia, Grecia, Svezia, Algeria...

    Mio padre era stato in effetti un soldato.
    Ma non uno comune.
    Era un quincy.
    Forse lo è ancora.
    Un "distruttore" che combatte contro terribili e letali creature.
    E fa questo nascosto agli occhi del mondo.
    E' questo che ho appreso alla mia prima lezione, poco tempo prima.
    In questo stesso istante mi rendo conto dell'affinità che sento verso questi misteriosi individui.
    Non sono membri di un elitè segreta che sbriga i propri affari ed elimina queste pericolose creature per tornaconto personale.
    Sono veri e propri benefattori.
    Un quincy è colui che si rende conto del fatto che esistono forze oscure e potenti che minacciano di distruggere l'umanità.
    E che ha il coraggio di combatterle.
    Ogni missione può essere l'ultima, ogni nemico può essere il suo carnefice.
    Il dovere di un quincy è combattere per proteggere le persone comuni.
    Tuo padre era un valoroso quincy, senza dubbio alcuno.
    Coraggioso, onorevole, determinato.
    Qualcuno lo avrebbe quasi definito uno zelota.

    Ascolto in silenzio.
    Coraggioso, onorevole, determinato.
    Davvero mio padre è tutto questo?
    No... mio padre ERA.
    Lo capisco dalle successive parole della direttrice.
    Parole pronunciate a malavoglia.
    Parole di rimorso.
    Era un ottimo soldato, il migliore forse.
    Però per quanti nemici sconfiggesse, per quanti cadaveri accumulasse ai suoi piedi, non era abbastanza.
    C'era sempre qualcuno che non riusciva a salvare, qualche sofferenza che non riusciva a lenire.
    Così mi chiese di aiutarlo a divenire più forte.
    Di indicargli il modo per ottenere abbastanza forza da realizzare i suoi sogni.
    E io...

    Sospira.
    Si ferma per un attimo.
    Questa volta non attendo: voglio sentire il seguito.
    Voglio sapere come è morto mio padre.
    E' un opzione che ho preso in considerazione, non è una notizia che mi coglie impreparato.
    Voglio conoscere tutta la storia. Il prima possibile.
    Sono stato all'oscuro di troppi dettagli per troppo tempo.
    E lei?
    E io fui così stupida da accontentarlo.
    Le successive parole causano sì un po' di amarezza, ma anche una sensazione di orgoglio.
    Un soldato fino alla fine, questo era stato mio padre.
    Mi chiese un nemico, e io glielo indicai.
    Un villaggio sperduto nella foresta in francia, dimora di un potente divoratore di anime da tempo immemorabile.
    Lo mandai ad investigare, niente di più.
    Non gli imposi di affrontare quel pericolo così insormontabile, nè di salvare quella gente.
    Gli dissi solo di limitarsi ad investigare...

    Ovviamente non l'ha fatto. E' andato oltre.
    Lo posso capire fin troppo bene: è quello che avrei fatto anch'io.
    Se ho la possibilità di salvare qualcuno, non posso tirarmi indietro.
    Anche se questo comporta il rischio di ferirmi o perdere la vita.
    E da quella missione non è mai tornato.
    Non abbiamo mai ritrovato il suo corpo, nè le sue armi.
    Persino gli abitanti del villaggio ne hanno perso le tracce poco dopo il suo arrivo.
    Pensavamo che ogni traccia della sua vita fosse scomparsa con lui...
    Fino a quando non sei arrivato tu.

    Questa è l'eredità che mi ha lasciato mio padre.
    Il sangue di un quincy.
    Ed insieme ad esso la possibilità di seguire la sua strada di soldato devoto.
    Dunque giovane Keifer.
    Questa è la storia di tuo padre, almeno quella che ci è pervenuta.
    E il sangue che scorre nelle tue vene allo stesso modo è il suo.
    Dunque cosa hai intenzione di fare, desideri raccogliere il mantello di tuo padre?
    Combatterai con noi, come uno di noi?
    Oppure tornerai alla tua vita di tutti i giorni?
    Noi dell' ordine saremo lieti di provvedere a tutte le tue necessità nel caso.
    La scelta...è tua.

    Nessun giro di parole. Una domanda diretta.
    Sorrido.
    Ammiro ancora una volta lo splendido mare che circonda l'isola di Malta.
    Sembra tutto troppo irreale.
    Creature oscure e letali nascoste agli occhi del mondo.
    Una società segreta.
    Il mio presunto "sangue di quincy" e la storia di mio padre.
    Devo scegliere, eh?
    Rivolgo nuovamente il mio sguardo alla direttrice.
    Ho ancora tantissime domande da porle.
    Innumerevoli dubbi sono sorti dopo aver ascoltato la storia che mi è stata appena raccontata.
    Non ho nessun motivo per cui credere alle sue parole. Le parole di una donna che ho incontrato pochi minuti fa.
    Ma decido comunque di fidarmi di lei.
    E come potrei rifiutare?
    Le sono grato per la possibilità che mi offre e anche per il tempo che mi ha dedicato.
    Sono lieto di accettare la sua offerta di unirmi all'ordine. Combatterò con voi, fino alla fine.

    Detto questo mi alzo e dopo averle rivolto un leggero inchino aggiungo:
    Ovviamente non pretendo un trattamento di riguardo o simili. Ho molte domande da porle ma, per ora, non voglio rubarle altro tempo. Mi scuso inoltre per essermi infiltrato senza permesso, ma dovevo trovare assolutamente le risposte che cercavo quindi per il momento le chiedo solamente dove devo recarmi ora.
    Grazie ancora di tutto, Miss de la Riviere.

     
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    Weizen Weidergeburt
    -Trainee on the Field-



    Il sapore salato del sudore e delle lacrime.
    Il battere ritmico degli stivali sul selciato, il cozzare metallico delle spade e il sibilo degli archi spirituali.
    Sangue, Acciaio, Coraggio.
    Niente altro riempie le lunghe giornate della Scholastica martialis.
    Ogni giorno una nuova agonia, ogni giorno una nuova insormontabile prova.
    Addestramenti militari spietati, le schiene troppo rigide per piegarsi sotto la rigida disciplina di questo luogo, vengono rapidamente spezzate dai crudeli manganelli degli istruttori.
    Remo Ventanus, Syilvian Patrocline, Trevor Kerlach, Cyrene Syndermann.
    Nomi che a poco a poco acquistano significato.
    Grandi guerrieri, soldati ritirati dal servizio attivo, uomini e donne menomati nel corpo ma non nello spirito.
    Coraggiosi che hanno abbandonato il suolo madido di sangue del campo di battaglia per dedicarsi ad una vita di meditazione ed addestramento.
    Sulle loro spalle risiede il futuro della Divisione.
    E sulle vostre spalle, siedono loro, mentre impongono a tutti voi di fare flessioni con la loro massa sulle spalle.
    Strisciate nel fango, scalate ostacoli di cemento armato.
    Imparate a combattere, in ogni modo, con ogni mezzo, contro ogni genere di nemico.
    Giorno dopo giorno il vostro corpo viene modellato, sino a divenire una spada, puntata alla gola dei nemici del genere umano.
    Dopo gli addestramenti, vengono le lezioni.
    Il filo delle spade, viene acuito, la forgiatura prosegue, per rendere le vostre menti in grado di sterminare qualunque nemico.
    Lezioni di ogni genere: tattica, lunghi assedi simulati e sessioni di giochi.
    Giochi che a prima vista non paiono altro che accurati plastici carichi di miniature...ma non è così.
    Ogni dettaglio delle simulazioni è curato in maniera maniacale, complessi algoritmi assicurano la più assoluta perfezione nella ricostruzione.
    Muovete assedi, sventate assassinii, sterminate intere culture e fermate genocidi.
    E poi ancora lezioni di biologia, di storia, geografia.
    Lingue, poichè anche il sotterfugio e l'anonimato sono parte delle armi che impiegherete.
    E ancora lezioni sul corretto utilizzo del reiatsu, la vostra energia interiore.
    I giorni si susseguono, uno dopo l'altro.
    Ognuno identico al precedente.
    Ognuno diverso dal seguente, ogni giorno le stesse prove, eppure diverse, in maniera tale da non poter ricadere nel peccato dell'abitudine.
    Poichè dalla abitudine deriva la certezza, dalla certezza la presunzione.
    La presunzione porta a sottovalutare la situazione.
    E sottovalutare, è un errore tattico imperdonabile, che presto porta alla morte.
    Un anno, forse due sono passati, da quando hai iniziato a frequentare questo luogo.
    E ti senti pronto, conscio delle tue capacità.
    Eppure...
    Eppure non vieni scelto.
    Altri tuoi compagni, entrati con te, ricevono l'onore di compiere la propria cerca.
    Vanno incontro al loro destino.
    Alcuni tornano, portando con sè il titolo di quincy.
    Altri tornano, dentro anonimi sacchi neri.
    Altri ancora, certamente molti di più, forse troppi, non torneranno semplicemente mai più.
    Ma tu no.
    Tu non vieni scelto.
    E tutto quello che ti resta è solo il desiderio di migliorarti, di eccellere.
    Di dimostrarti degno.
    Non è presunzione, non è orgoglio che ti muove.
    Perchè semplicemente sai, che se non ti hanno scelto, è per un motivo.
    La tua frustrazione diviene carburante per la tua esistenza.
    Ti alleni, più di ogni altro.
    Eccelli, più di ogni altro.
    Sempre con modestia, non per gloria, non per rabbia.
    Ma solo per essere pronto.
    Ben presto, non sono solo i tuoi compagni a guardarti con ammirazione.
    Anche i tuoi istruttori, sorridono nel vederti, un esempio ai loro occhi.
    Eppure, continui a non essere scelto.
    Ancora e ancora, l'onore di provare le tue capacità non ti appartiene.
    ...
    Sino a quando, un giorno, finalmente, l'occasione arriva.
    Di ritorno dagli addestramenti quotidiani, una figura familiare ti attende davanti alla porta del tuo alloggio.
    Sempre nell'uniforme bianca, con la cartella sottobraccio e una pergamenta nelle mani guantate, la segretaria della direttrice ti fissa con i suoi occhi verde smeraldo.
    Con espressione neutra ti osserva.
    E ti consegna la pergamena.
    Antica, su di essa un sigillo di ceralacca istoriato con una croce.
    I vostri ordini, Apprendista Kiefer.
    Domani mattina a 0600 recatevi alla Basilica Astralis, lì vi aspetterà il vostro trasporto.
    Presentatevi con l'equipaggiamento in perfetto ordine, verrà condotta una ispezione in loco.
    Siete pregato di redigere le vostre ultime volontà, come da protocollo.
    Buona fortuna.





    Nel caso avessi qualche domanda mandami pure un PM, sarò lieto di risponderti
     
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    Weizen Weidergeburt

    -Axel Keifer, Two Years Later-


    Pensato
    Parlato

    Rigore. Fatica. Dolore. Paura. Frustrazione.
    Pensavo di conoscere davvero il significato di queste parole il giorno in cui sono arrivato qui?

    Entro nei miei alloggi e mi chiudo la porta dietro le spalle.
    Stringo in mano la pergamena che mi è stata appena consegnata.
    Anche dopo essermi allenato ogni giorno per due anni allo stesso ritmo la stanchezza provocata da un giorno di allenamento fisico e mentale si fa sentire.
    Mi siedo e rompo il sigillo in ceralacca che chiude la pergamena che contiene le mie disposizioni.
    Calligrafia elegante e linguaggio formale.
    Tempo di comprendere velocemente il contenuto e la poso sul tavolo.
    Chiudo gli occhi e faccio un lungo respiro.
    Apro gli occhi e mi rialzo ignorando i muscoli doloranti, colmo di nuova energia.
    Conscio di aver fatto ogni giorno il mio dovere, senza risparmiarmi mai.
    Giorno dopo giorno.
    La Scholastica Martialis è ormai diventata la mia casa.
    Ho conosciuto molti altri apprendisti e ho collaborato volentieri con loro, anche se non ho mai stretto dei legami con nessuno di questi.
    Ho rispettato e ascoltato i miei istruttori:
    Remo Ventanus, Syilvian Patrocline, Trevor Kerlach, Cyrene Syndermann.
    Ormai conosco molto bene nomi e volti dei miei insegnanti. E anche il loro modo di fare.
    Spietati, rigorosi, giusti.
    E' in gran parte grazie a loro se sono arrivato a questo punto.
    L'addestramento a cui mi hanno sottoposto ogni giorno è stato terribile.
    Sempre pronti a ricordarti, con la loro semplice presenza, di quanto possa essere terribile il campo di battaglia.
    Dopo una doccia veloce osservo il mio fisico.
    Faccio paragoni con il me stesso di due anni fa.
    La mia muscolatura ora è totalmente diversa rispetto a quando pensavo ancora di essere una persona “normale”.
    Prima ero allenato, atletico.
    Ora sono come una macchina da guerra, resistente e letale.
    Una spada, la cui lama è pronta in ogni momento a lacerare il corpo e l'anima dei nemici dell'umanità.
    Un arco, simbolo dei quincy, teso e puntato contro divoratori spirituali e criminali.
    E se il mio fisico può essere considerato un arma allora la mia mente può essere rappresentata come la mano che la impugna.
    Lezioni di strategia e tattica unite alla conoscenza di arti marziali ed esperienza in combattimento.
    Ho imparato a cooperare con i miei compagni e a reagire a situazioni improvvise tramite giochi di guerra e strategia.
    Ho studiato svariate materie, scientifiche e umanistiche.
    Ho padroneggiato anche svariate lingue diverse, un quincy non lascia mai nulla al caso.
    Ho imparato ad utilizzare ed a conoscere il reiatsu, l’energia interiore posseduta da ogni essere vivente e non vivente.
    Dopo giorni e giorni di fatica e sudore posso compiere finalmente il mio dovere.
    Mi sentivo pronto da molto tempo ma non ero mai stato scelto perché effettivamente non lo ero.
    Dare il meglio di se non basta per essere un quincy.
    Mi sono dovuto allenare per due anni per potere essere considerato pronto, degno.
    Diversi erano già stati scelti prima di me. Pochi di questi sono tornati in piedi, vittoriosi.
    Altri sono sì tornati, ma non con le proprie gambe.
    Altrettanti, molti e molti di più, non sono ancora ritornati. E so bene che non li rivedrò mai più.
    Anche sapendo questo, il mio desiderio di venire scelto era più forte di qualsiasi altra cosa.
    Non potevo accettare di non essere pronto.
    Sapevo bene che se non ero stato ancora chiamato a compiere la mia prima impresa come quincy, era solo per colpa mia.
    Perchè non mi impegnavo abbastanza.
    Ho vissuto ogni giorno con questa consapevolezza.
    Più il tempo passava e più il mio desiderio unito alla frustrazione, aumentava.
    Duplicavo e triplicavo il mio impegno.
    Superando costantemente i miei limiti, giorno dopo giorno di allenamento cercavo di eccellere.
    Con pazienza e modestia ho superato i miei compagni, che mi guardano tutt’ora con ammirazione.
    Notavo con piacere che i miei istruttori sorridevano nel vedermi.
    Ma ancora non era abbastanza.
    Dovevo allenarmi di più.
    Ora invece posso dire di essere pronto.
    Preparo l'equipaggiamento sorridendo compiaciuto.
    Uno zaino con viveri, vestiti ed una torcia con qualche batteria di ricambio.
    Portafoglio e rispettivi documenti.
    Faccio scivolare in una delle tasche esterne dello zaino gli auricolari: in questi due anni il mio amore per la buona musica non è diminuito.
    Porto con me anche un libro lasciato a metà.
    Uniforme o armatura?
    La seconda, sebbene di mia preferenza, è troppo appariscente.
    Scelgo quindi quasi a malincuore la prima.
    Stendo un breve testo che contiene le mie ultime volontà e completo gli ultimi preparativi.
    Imposto la sveglia e mi sdraio a letto. Chiudo gli occhi e poco dopo mi addormento senza problemi.
    E’ un riposo tranquillo, senza sogni.
    […]
    Il mattino seguente... Basilica Astralis
    Zaino in spalla e con l’equipaggiamento che ho preparato la sera prima, mi sto dirigendo verso il luogo dove mi attende il mio trasporto.
    Sono un poco in anticipo rispetto all’orario stabilito, più per prudenza che per ansia.
    Anche se non in agitazione, sono impaziente di partire per la mia prima missione.
     
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16 replies since 31/8/2015, 11:38   365 views
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