Bleach Soul Society

Chains from the past.

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  1. Hellmaster
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    QUOTE
    Piccola scena personale composta da probabilmente non piu' di tre post atta ad approfondire l'attuale condizione del mio personaggio.
    L'utenza e' pregata di non intervenire :3

    Oscurita'.
    Questa era l'unica cosa che poteva vedere l'hollow, rannicchiato com'era in quel buco nella terra.
    Il respiro era lento, appena percettibile in quell'umido silenzio sotterraneo, ma anche il piu' fievole sospiro riusciva a formare una piccola nube bianca davanti alla sua maschera.
    Faceva freddo, e non perche' avesse scavato terribilmente a fondo nella terra: l'intera foresta sembrava essere caduta in un tetro inverno, seppur senza neve ne' ghiaccio.
    Erano passate quasi due settimane da quando la sua ultima battaglia si era conclusa ed era riuscito a ritrarsi, ancora una volta, dalle braccia della morte.
    E fu proprio in quella occasione, quando il suo corpo era stato squarciato e divorato, che il fato gli aveva concesso la possibilita' di redimere la sua anima donandogli un nuovo corpo....a costo della forza per farlo tuttavia.
    Che fosse la punizione di un qualche dio beffardo?
    Tornato alla vita, ma senza i mezzi per raggiungere i suoi scopi.
    Se doveva vivere in quelle condizioni, allora avrebbe preferito trovare la fine in quella piana desertica.
    Eppure nonostante quella convinzione, eccolo ancora li a respirare, nascosto alla vista dei piu' a quasi una dozzina di metri sotto la terra.
    Ma per quanto non avere piu' poteri fosse terribile, nulla poteva essere paragonato a quello che la sua mente stava vivendo.
    Da quando aveva ottenuto quella nuova forma i ricordi di una vita passata si erano rovesciati dentro di lui come un fiume in piena, tormentandolo sia nel sonno che nella veglia.
    Pensieri e immagini gli passavano davanti agli occhi di continuo, costringendolo a vivere quella vita che aveva riscoperto quando aveva incontrato quella strana ragazza.
    Giorni di scuola, di vacanze, volti di amici, parenti e gente incontrata per caso.
    Tutto cio' che aveva visto come Taiki Yamada ora ritornava a lui, l'hollow nato da quel ragazzo.
    O forse era piu' giusto dire che si stava riappropriando di cio' che gli apparteneva?
    Poteva davvero dire di essere Tai dopo aver ucciso, squartato e mutilato innumerevoli innocenti?

    Tempestiva, una nuova ondata di immagini colpirono i suoi pensieri, costringendolo a chiudere gli occhi tale fu l'emicrania che gli causarono.
    E da li, quasi senza accorgersene, scivolo' nell'ennesimo agitatissimo flashback...

    ~


    - Sai cosa? E' che ci sono troppe poche ragazze in questa scuola. E finisce che noi abbiamo una concorrenza troppo alta per riuscire a guadagnarcene una -
    Kai. Il ragazzo occhialuto sedeva accanto a lui sul autobus e, sin da quando erano partiti, si era rifiutato di chiudere bocca sull'argomento.
    La questione?
    Uno dei ragazzi della classe accanto aveva fatto colpo alla ragazza dietro cui sbavava da settimane, e la cosa sembrava, stando a lui, aver distrutto le fondamenta del mondo in cui credeva.
    - [...] e con quel naso poi. Seriamente, come fai a uscire con uno il cui naso sembra una patata? -
    Tredici...
    Penso' il ragazzo. In dieci minuti di viaggio, quella era la tredicesima volta che inseriva tra le sue frasi un insulto a questo fantomatico rivale in amore.
    Tsk, rivale.
    Per chiamare qualcuno rivale, dovresti essere quanto meno allo stesso livello per avere una sfida con lui, e di certo questo non era il caso.
    Il suo sguardo si sposto' verso il suo interlocutore, analizzando ogni particolare mentre le sue orecchie gli facevano il piacere di ignorare le sue parole.
    Castano, capelli tenuti corti, la poca barba tenuta rigorosamente rasata.
    Un viso normale, se non fosse stato per gli occhiali eccessivamente rotondi che gli coprivano gli occhi scuri e quel brutto spazio tra gli incisivi che si poteva vedere da dieci metri di distanza.
    E quello li tra i denti? Un pezzo di salame?
    Erano le dieci del mattino, come poteva avere del salame tra i denti?
    - [...] maaa...piuttosto...tra te e Rin che mi dici? -
    Il nome pronunciato riporto' Tai alla realta' spingendolo a considerare nuovamente quello che stava dicendo Kai.
    Il suo sguardo volo rapido alla seconda fila dopo la sua, lato destro del bus, posto verso il corridoio.
    La ragazza stava parlando con calma con le sue due migliori amiche, nonostante la faccia assonnata facesse intendere che avrebbe preferito passare il viaggio a dormire.
    - Cosa vuoi dire? -
    Rispose lui, guardandolo con quella che poteva essere definita una leggera scontrosità.
    - Oh lo sai bene... le hai gia' chiesto di uscire con te? -
    La domanda gli fece riportare lo sguardo verso Kai, ma questa volta in esso era presente una certa irritazione.
    Non era la prima volta che l'amico insinuava la presenza di qualcosa piu' grande dell'amicizia tra loro, ma a dargli davvero fastidio era il modo divertito con il quale ogni volta introduceva il discorso.
    - Piantala, ti ho gia' detto che siamo solo amici -
    La risposta non sembro' mitigare il divertimento, quasi come se se l'aspettasse.
    - Oh, quindi non ti dispiacera' se magari ci provo io, vero? -
    Tai non si abbasso' nemmeno a rispondere... ne a parlargli per tutto il resto del viaggio...

    ~


    Un rumore esterno sveglio' l'hollow di sobbalzo.
    Rumore di passi. Una corsa. Un urlo. E poi nuovamente silenzio.
    Suoni di routine per quella foresta che mai dormiva.
    La testa dell'adjuchas torno' ad appoggiarsi sulla terra umida, apprezzando quella leggera freschezza che poteva avvertire attraverso la maschera.
    Gli occhi, sebbene socchiusi, non vedevano altro che tenebre in quella grotta malamente formata, ma la mente dell'hollow vedevano in essa forme, volti e colori.
    E in un caleidoscopico vortice si ritrovo' a perdere nuovamente conoscenza...

    ~



    Il tramonto bruciava di rosso le tende della cucina di casa, illuminando di quel caldo colore i lineamenti della donna.
    Aveva solo dieci anni allora e pensava che la vita potesse essere solamente piena di momenti come quelli.
    Pieni di gioia, d'amore materno e di semplice quanto pure felicita'.
    Sua madre, dallo stupendo volto incorniciato da capelli dello stesso colore del sole morente, lo stava guardando con immensa dolcezza attraverso quegli occhi verdi che era cosi' fiero di aver ereditato.
    Tra le dita reggeva una stupenda collana, formata unicamente da un filo dorato e una pietra color sangue appena piu' grossa del suo pollice.
    Gli stava raccontando che quello era stato un regalo di sua madre, cosi' come per sua madre era stato un regalo di sua nonna, e che ora desiderava darlo a lui.
    Lui non poteva essere piu' emozionato di cosi'.
    Ricevere qualcosa da sua madre gli sembrava la cosa migliore a cui potesse aspirare in quel momento e sentirla vicina in quel modo era cio' che gli dava maggior sicurezza al mondo.
    - In this way, even if we are separated, I'll be always with you-
    La donna gli parlo' nella lingua del suo paese, con la quale stava imparando ad avere dimestichezza sin da piccolissimo.
    La sua voce, calda e armoniosa, era rassicurante tanto quanto la sua stessa presenza.
    Con dolcezza, mise la collana attorno al suo collo per poi guardarlo soddisfatta e orgogliosa.
    Lui abbasso' lo sguardo, prendendo tra le dita quella pietra di forma singolare.
    In cuor suo sapeva che sarebbe diventata il suo tesoro piu' grande e non se ne sarebbe liberato mai...

    ~


    L'hollow riprese conoscenza nuovamente.
    Nella sua testa la vivida immagine di sua madre sembrava essere stata marchiata a fuoco, tanto che poteva rivederne anche il piu' piccolo dettaglio senza alcuna fatica.
    Insieme a essa, i ricordi riguardanti quella collana presero vita dentro di lui, rammentandogli il modo in cui aveva gettato quel suo grande tesoro in un cassonetto del vicolo.
    Era stato uno scatto d'ira, avvenuto alcune settimane la morte di lei.
    Aveva promesso che gli sarebbe stato accanto per sempre e alla sua mancanza aveva reagito nel peggiore dei modi: con il diniego.
    E alla fine, uno dopo l'altra, aveva perso tutte le cose che per lui erano importanti.
    Rin, quella collana, la sua famiglia, suo padre...
    No...
    Non perse. Distrutte e uccise con le sue stesse mani.
    Avrebbe potuto tutte le scuse del mondo, e dire che non era in se, che era stato sopraffatto dal dolore, persino che aveva perso il senno, ma alla fine era sempre stato lui a fare quelle cose.
    Era stata un'ombra della sua stessa anima a farlo diventare un assassino, non quella di qualcun'altro.
    E per quanto la ragazza del cimitero gli avesse detto di non sentirsi in colpa, tutte le accuse non poteva che rivolgerle a se stesso.

    La sua mano strinse la terra che trovava posto tra le sue dita, in un vano tentativo di sfogare con quel segno parte della sua sofferenza.
    Con fatica, l'hollow si sollevo' dalla sporcizia e tento' di tirarsi in piedi, poggiando la schiena contro la fredda parete di roccia scavata.
    La sua testa, calda di febbre - sempre che la febbre esistesse nel suo mondo - non faceva che dargli l'impressione che il mondo vorticasse attorno a lui, facendo si che la nausea gia' provata aumentasse ulteriormente.
    A tentoni cerco' di spostarsi verso il cunicolo tortuoso che l'aveva portato a quella profondita', sopraffatto dalla claustrofobia che non era piu' in grado di sopportare.
    Aveva bisogno di uscire di li.
    Di prendere un po' d'aria e respirare qualcosa che non fosse polvere.
    Ma ancor prima di arrivare a meta' strada, le ombre lo portarono nuovamente in quel limbo fatto di storie passate...
     
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  2. Hellmaster
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    Cosa succede quando prendiamo una strada diversa?
    Cosa possiamo fare quando ci rendiamo conto di non essere piu' noi stessi?
    Quando ci ritroviamo in mezzo alle conseguenze di scelte che non volevamo fare, come dovremmo comportarci?
    Dov'e' la via d'uscita, quando non fai che cadere nell'oscurita' e cominci a renderti conto che li non esiste un fondo da toccare?
    Non esistono appigli tra le ombre del rimorso.
    Puoi solo continuare a precipitare...


    ~

    - Wrecked Heart -

    Cadeva...
    Non sapeva bene da quanto...
    Non sapeva bene perche'...
    Ma era l'unica cosa che si sentiva in grado di fare.
    Continuare a scendere verso...verso cosa?
    Verso la fine? La distruzione? L'annientamento?
    Che importanza aveva?
    Aveva giurato di combattere per redimersi, ma il peso della sua vita lo stava annientando.
    Come poteva lottare per farsi perdonare, quando nemmeno era in grado di sostenere il suo passato?
    Solo a ripensarci pote' avvertire la velocita' con cui precipitava aumentare, come se ogni riflessione a riguardo non facesse che aumentare il peso che lo trascinava verso il basso.
    Come aveva potuto credere che gli bastasse dire faro' questo o faro' quello?
    Voleva redimersi per quello che aveva fatto, ma non si puo' espiare una condanna senza portarsi addosso il peso delle accuse...e i ricordi che ora gli infilzavano la testa non erano altro che quello.
    La sua intera vita, dal primo secondo in cui aveva aperto gli occhi fino a quando non era morto, che scorreva in maniera apocalittica e confusa davanti ai suoi occhi.
    Quando ci si trasforma in hollow si perde il proprio cuore e con annesso ogni emozione, e lui era rimasto hollow troppo tempo per ricordare quanto potessero pesare i sentimenti.
    E piu' di tutti quelli di colpa...
    Con lentezza i suoi occhi decisero finalmente di aprirsi.
    Attorno a lui le immagini confuse della sua vita vorticavano, rinchiudendo la sua caduta all'interno di un ciclone di memorie dimenticate.
    Ogni secondo, ogni minuto, ogni ora di cio' che aveva dato vita alla precedente versione di Taiki Yamada.
    Un mondo che sapeva gli apparteneva, ma che per qualche motivo trovava estraneo a lui.
    Quasi come un oggetto prezioso che gli era stato portato via tempo addietro e gli era stato riportato solamente quando si era dimenticato della sua esistenza.
    Un cumulo di memorie che altro non era se Yamada stesso, che ora veniva riportato a cio' che di lui rimaneva.
    Ritornare a essere umano lo poteva fare.
    Ma poteva tornare a essere davvero Taiki Yamada?

    Senza dolore, il suo corpo comincio' a scomporsi.
    Piccoli frammenti di lui si persero pian piano, finche' di lui non rimase che eco nell'ombra...


    - See what I have become -


    Eppure in quel mondo nulla finisce, nulla comincia.
    L'unica verita' e' il cambiamento.
    E cosi' anche lui ora era diverso: un bambino sarebbe sembrato se li vi fosse stato qualcuno pronto ad osservarlo.
    Ma invece era ancora solo, seduto su una silenziosa barca che procedeva lungo un torrente.
    Attorno a lui un paesaggio estraneo, eppure familiare, scorreva silenzioso e inabitato, richiamando alla sua mente vecchi ricordi grazie alla sua atmosfera e ai suoi odori.
    Alla sua sinistra la vecchia panetteria in cui, nei tempi passati, sua madre si recava spesso a prendere il pane per il pranzo.
    A destra invece spunto' improvvisamente il parco dove piu' di una volta si era recato a studiare con Rin e altri dei suoi amici.
    Ma quelle non erano altro che le ultime delle migliori memorie.
    Pochi istanti e quelle immagini vennero sostituite da una chiesa, una bara, un cimitero e ora fredde stanze vuote private del calore che una volta le avevano colmate.
    Il bambino si strinse a se stesso, puntando lo sguardo verso il fondo di quella barca senza pilota...
    - mi guardo indietro e vedo morte... mi guardo attorno a vedo morte... -

    Il fiume si tinse lentamente di rosso man mano che le immagini presentate diventavano cruente.
    Scene rappresentanti odio, rabbia, invidia, e poi i suoi giorni da hollow ora visti con nuovi occhi.
    Una sfilza infinita di morti e cadaveri...

    ...tunk...


    La barca urto' qualcosa senza preavviso, fermandosi li dov'era giunta.
    Sollevato lo sguardo, il ragazzo si rese conto del motivo: attorno ad essa, al posto dell'acqua macchiata di sangue, prendevano ora posto innumerevoli bare nere, ognuna marchiata con una croce dell'opposto colore.
    Su di esse nessun nome.
    In fin dei conti nella sua furia non si era mai soffermato a pensare chi stesse uccidendo.
    Donne, uomini, bambini.
    L'unica differenza era rappresentata dal sapore delle loro anime, nulla di piu', nulla di meno.
    - Io vi ho ucciso -
    - Tu ci hai ucciso -
    Voci.
    Voci nell'oscurita' attorno.
    E tra le parole nate dalle bocche dei morti, il mondo crollo' su se stesso, riducendosi' a null'altro se non cio' che si trovava all'interno della barca.
    Lui, con lo sguardo fisso verso il basso, altro non faceva che pensare e ripensare, e da ogni nuovo pensiero solo altri motivi di incertezza nascevano.
    - Cosa devo fare? -
    - Cosa devi fare? -
    - Dove devo andare? -
    - Dove devi andare? -
    Creature ignote gli facevano da coro tutt'attorno, mostrandosi a lui solo come sfuggenti riflessi di vitrei occhi tra le ombre.
    Esseri invisibili con voci inuguali che insieme, tuttavia, sembravano far parte di un unica entita' con unica voce completamente avvolta attorno al pezzo di legno galleggiante.
    - Chi sono io? -

    - Chi sei tu?-


    Un rombo terribile, piu' simile al frastuono di una frana che a una voce, fece tremare il legno stesso su cui sedeva, risvegliando in lui una paura primordiale che non comprendeva.

    Come formata dai pezzi di un puzzle, la barca si frantumo' in schegge grosse appena come il suo dito, facendolo cosi' cadere nuovamente nell'oscurita'.
    Questa volta, tuttavia, non stava precipitando, ma piuttosto galleggiando nell'ombra del nulla.
    Eppure, in fondo al cuore, quella paura ancora persisteva a tal punto da impedirgli di chiedersi dove o come, ma di concentrarsi unicamente sul chi.
    E infine, cosi' come il mostro che appare nell'incubo, cosi' egli fece la sua comparsa.
    Sotto di lui, appena visibile con il suo corpo oscuro, una creatura iniziava a destarsi dal suo sonno etereo e ad allungare le sue antiche grinfie verso di lui.
    Nessuna via di fuga.
    Nessun modo per spostarsi.
    A lui solo la possibilita' di guardare l'inevitabile mentre si avvicinava.

    - Chi sei tu?-


    Ancora una volta la forza di quella domanda lo fece tremare.
    E non solamente nel fisico, ma anche nella mente e nei pensieri.
    Una voce capace di penetrare dentro di lui fino ai recessi piu' remoti del suo inconscio.
    E mentre il terrore trasformava il tempo in eternita', soltanto essa pote' animare la sua mente negli ultimi istanti di quella finta veglia...

    ~








    Edited by Hellmaster - 24/4/2013, 20:30
     
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  3. Hellmaster
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    La caverna era come l'aveva lasciata.
    Umida e silenziosa nella sua oscurita'.
    Il corpo gli doleva in ogni punto a causa della posizione in cui era svenuto, ma il dolore fisico sbiadiva in confronto al costante dolore che veniva provato dalla sua mente.
    Per quanto tempo aveva dormito? Non poteva dirlo, ne attorno a lui vi erano indizi che potessero farglielo capire.
    A fatica, comincio' a trascinarsi verso l'alto, ove in fine fece capolino dall'unico ingresso che portava all'interno di quel buco.
    All'esterno la foresta sembrava dormire, bagnata unicamente dai riflessi appena visibili della luna che, da qualche parte su nel cielo, rappresentava l'unica fonte di luce per quel mondo.
    Con rapidi balzi - che gli costarono non poca fatica - l'hollow si porto' sopra a uno dei rami di quei grigi alberi di eta' immemore, sfiorando con lo sguardo le ombre senza limiti che scivolavano silenziose nel bosco di pietra.
    In lontananza, enormi e colossali, i menos grande vagavano come se non avessero avuto altro scopo se non pattugliare quel territorio ogni secondo di ogni minuto, ogni minuto di ogni ora.
    E cosi' come il suo sguardo vagava, cosi' facevano i suoi pensieri che, lenti e placidi, scivolavano trai suoi nuovi ricordi.
    Non piu' turbolenti come prima, si rese conto, questi gli offrivano finalmente la possibilita' di rammentarli uno a uno, dandogli cosi' modo di indagare il suo passato e imparare a conoscere cio' che era stato.
    Finalmente collegate da un filo logico e non piu' frammentate e caotiche come gli erano state consegnate, l'hollow pote' in fine dare un maggior senso alle immagini che aveva visto nei suoi sogni e nelle sue visioni, ma non per questo il suo dolore' pote' alleviarsi.
    La pena e il senso di colpa per il suo passato erano ancora li presenti, sebbene ora avesse chiare in mente le loro cause e tutto cio' che aveva portato ad esse.
    - Siamo davvero gli artefici del nostro futuro? -
    Si chiese lui.
    - O siamo solo le pedine tra le mani di qualche dio? -
    Per quale motivo aveva dovuto subire tutto cio' che gli era accaduto?
    Non aveva dato inizio a tutto quanto per sua volonta', lui non era una persona malvagia, non le era mai stato.
    Eppure ora eccolo li, seduto nel cuore dell'inferno e con alle sue spalle innumerevoli vittime senza alcuna ragione per meritarsi la morte.
    Da umano aveva odiato il destino con tutte le sue forze, vedendolo solamente in grado di portargli dolore e sofferenza.
    Ironia della sorte, alla fine lui non era diventato altro che la sua incarnazione.
    Quante famiglie ora lo stavano accusando per le sue colpe?
    Quanti figli o genitori sarebbero stati pronti a dare la loro vita pur di avere una possibilita' di uccidere il mostro che aveva portato via i loro cari?
    E mentre il numero di domande crescevano, cosi' cresceva nel suo cuore quello che una volta aveva conosciuto con il nome di rimorso.
    Un'emozione terribile che mai si sarebbe sognato di poter tornare a provare sotto quelle sembianze.
    Il demone che si pentiva del suo passato.
    Se gliela avessero raccontata in altre situazioni l'avrebbe quasi presa sul ridere, tanto era improbabile che un evento del genere potesse verificarsi.
    Eppure, li sul quel ramo e con le lacrime pronte a esplodere da dietro ai suoi occhi, quella sua storia non gli sembrava per nulla cosi' buffa.
    - NO! -
    Con un diniego piu' nato dalla disperazione che da altro, l'hollow allontano' di scatto la sua attenzione dalle immagini e dai pensieri che tanto dolore gli stavano procurando.
    Non era stato lui a compiere quegli atti.
    Non era stato lui a uccidere quelle persone.
    Non era stato lui a....a....
    Un immagine di quella creatura, di quella copia oscura di lui, si presento' davanti ai suoi occhi con un tempismo perfetto, fornendogli su un piatto d'argento la scappatoia da tutto quel dolore che stava provando.
    - E' stato lui...non io...lui... -
    E fu allora che una nuova consapevolezza nacque in lui.
    Un punto di vista piu' simile a una liberazione morale che altro.
    E in quel momento, Taiki Yamada divenne un estraneo.
    Le emozioni, sebbene ancora presenti, si attutirono all'improvviso dietro a un nuovo muro di convinzioni che le allontanava dalla sua mente, e lui, come un animale in fuga, si nascose con gioia dietro ad esso.
    Il suo corpo parve finalmente rilassarsi nell'aria oscura della notte, come se un motivo di enorme tensione fosse finalmente stato rimosso dalle sue spalle.
    Infine, grazie a un ultima grande menzogna, una nuova fortezza si era eretta attorno alla sua anima ferita.
    E nella notte, le sue labbra continuarono a ripetere un unica frase, guadagnando sicurezza a ogni ripetizione e ingrossando cosi' le pareti del rifugio in cui era scappato.

    - Non sono stato io-


     
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